A Torino una storia di solidarietà che fa bene al cuore in tempi di Coronavirus: una donna febbricitante, nome di fantasia Fatima, cacciata di casa proprio per quei sintomi che facevano pensare a Covid-19, con un figlio bisognoso di farmaci salvavita, è stata salvata dai concreti gesti di solidarietà di tante persone.



La storia comincia dunque con questa donna di origini marocchine che sbanda per strada in lacrime, le mani intrecciate a quelle dei suoi bambini, sbattuta su una strada non appena le sono comparsi i sintomi che hanno fatto temere il Coronavirus a chi la ospitava. Fatima è entrata nel negozio di Aziz, in viale Giulio Cesare a Torino, venerdì sera alle 19: “Aiutate mio figlio, se non prende i farmaci salvavita muore e ho solo due pastiglie”, ha detto al commerciante, che ha fatto partire la catena di solidarietà.



Aziz ha chiamato il 112, gli agenti della polizia municipale sono accorsi subito e hanno attivato il 118. Nel giro di un paio d’ore Fatima, 45 anni, era nelle mani dei medici dell’ospedale Maria Vittoria. Due giorni dopo gli esami per l’accertamento del Coronavirus hanno fatto emergere che non è positiva. I figli, una bimba di sette anni e un ragazzino di 13 affetto da una grave patologia, sono stati messi al sicuro in una comunità protetta.

TORINO, LA STORIA DI MAMMA FATIMA E DEI SUOI FIGLI

Il viaggio della speranza di Fatima è iniziato a febbraio: i farmaci che consentono al figlio l’ossigenazione del cervello sono costosi ed erano diventati introvabili in Marocco. Fatima è partita da sola con i figli, senza conoscere una parola della nostra lingua. Ha scelto l’Italia perché le avevano detto che a Torino ci sono buoni ospedali. A Porta Palazzo ha incontrato una connazionale che l’ha ospitata per un mese.



Tuttavia, quando le è comparsa la febbre, venerdì scorso, la padrona di casa l’ha cacciata, temendo di essere infettata. La prima persona a notarla è stato un altro commerciante, che l’ha indirizzata all’agenzia di viaggi di cui è titolare Aziz, che ha offerto loro riparo e cibo. Poi è partita la trafila ufficiale: la polizia municipale ha identificato la donna e i suoi figli, una comunità si è resa disponibile ad accogliere la famiglia, il 118 si è preso cura di Fatima mentre i bambini erano al sicuro.

“Sei in buone mani, meno male che sei in Italia“, ha detto Aziz a Fatima prima che lei salisse sulla pattuglia. Questa frase, riportata da La Stampa in chiusura al resoconto della vicenda, fa davvero sperare in un futuro migliore.