Si infittisce il giallo del giovane cacciatore Massimiliano Lucietti, ucciso nei boschi in zona Celledizzo, in Trentino, il 31 ottobre scorso. Secondo quanto ricostruito finora, il giovane sarebbe stato raggiunto da un colpo alla nuca mentre era a pancia in giù. È quanto riporta Ore 14, trasmissione di Milo Infante che si è occupata del caso nella scorsa puntata. Tra le maglie del mistero, anche il suicidio del 59enne Maurizio Gionta, l’uomo che per primo avrebbe lanciato l’allarme dopo aver trovato il corpo del ragazzo. Anch’egli cacciatore, avrebbe lasciato un biglietto con scritto “Non datemi colpe che non ho” prima di togliersi la vita, 24 ore dopo la morte di Lucietti. Da una prima analisi del Ris di Parma, riporta Ansa, sarebbe emersa la compatibilità tra il proiettile calibro 270 che avrebbe causato il decesso del giovane cacciatore ucciso in Trentino e l’arma posseduta dal 59enne suicida, una carabina Winchester.
Massimiliano Lucietti si sarebbe trovato in posizione pronto a sparare a una preda quando un proiettile gli avrebbe trapassato la nuca. Questi gli ultimi elementi emersi dall’inchiesta sulla vicenda del cacciatore ucciso in Trentino pochi giorni fa, un caso in cui insistono ancora molte ombre. Gli inquirenti non avrebbero ancora stabilito se il giovane sia stato colpito con l’arma di Maurizio Gionta, dal momento che il calibro 270 è piuttosto diffuso tra i cacciatori e sarebbe compatibile, scrive Ansa, con almeno una ventina di fucili denunciati nella zona.
Il giallo di Massimiliano Lucietti, cacciatore ucciso in Trentino
Il 31 ottobre scorso, alle prime luci del mattino, Maurizio Gionta, guardia forestale e anch’egli cacciatore, avrebbe trovato il corpo senza vita di Massimiliano Lucietti. Il 24enne sarebbe stato impegnato in una battuta di caccia e ad alimentare le ombre sul caso sarebbe non solo il suicidio dell’uomo che lo avrebbe scoperto ormai morto, ma anche la posizione in cui il giovane cacciatore si sarebbe trovato quando è stato ucciso. Qualcuno avrebbe sparato a Massimiliano Lucietti quando era a terra, disteso a pancia in giù e pronto a sparare a una preda.
Gionta avrebbe allertato forze dell’ordine e soccorsi, purtroppo rivelatisi inutili a salvare il ragazzo raggiunto da un proiettile alla nuca. Lo sparo, secondo una prima analisi balistica, riporta Ore 14, sarebbe partito da una distanza di almeno un metro da un modello di fucile, una carabina Winchester, piuttosto diffuso tra i cacciatori anche nella Valle di Peio, quindi il proiettile sarebbe compatibile con più armi e non solo con quella del 59enne che avrebbe trovato il corpo del giovane. Gli inquirenti procedono nel massimo riserbo e si scava anche per capire l’esatto significato delle parole scritte da Maurizio Gionta nel biglietto che avrebbe scritto prima di suicidarsi.