C’è molta Italia nella nascita del Center for Circular Economy in Coffee, la prima piattaforma precompetitiva globale che, attraverso un approccio collaborativo, punta a migliorare la sostenibilità ambientale, sociale, culturale ed economica del sistema caffè, e a sostenerne gli attori condividendo know-how e mobilitando risorse per l’implementazione di soluzioni circolari.
Presentato in anteprima durante la World Coffee Conference a Bangalore, in India, il Centro è promosso e supportato da una rete globale di partner, tra i quali campeggiano più nomi italiani: a fianco di organismi internazionali come l’International Coffee Organization (ICO), l’International Trade Centre (ITC) e la United Nation Industrial Development Organization (UNIDO), infatti, a sostenere il progetto ci sono anche la Fondazione Giuseppe Pericle Lavazza, che lo ha promosso, il Politecnico di Torino e l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.
E non a caso l’iniziativa ha trovato la propria sede a Torino. Da dove intende partire per costruire un network globale. Il Centro è infatti aperto alle adesioni di tutti gli attori della filiera del caffè. Tra questi, si contano innanzitutto le comunità locali di produttori, che potranno così implementare progetti pilota di economia circolare, e i torrefattori, che potranno beneficiare della collaborazione derivante dalla creazione di una rete scientifica di esperti del settore, proponendo nuove iniziative e ispirandosi ai progetti condivisi nel Centro. Ma nella lista non mancano neppure associazioni, istituzioni, partner strategici, che saranno invitati a sostenere nuove iniziative capaci di accelerare l’economia circolare nel settore del caffè, e i centri di ricerca e mondo accademico, chiamati a diffondere conoscenza e proporre soluzioni innovative.
“Dall’esigenza di accelerare sul passaggio all’economia circolare, nella nostra Fondazione è maturata l’idea di declinare nella circolarità il nostro approccio collaborativo multistakeholder, che ci caratterizza dal nostro anno di fondazione, il 2004 – spiega Mario Cerutti, Segretario della Fondazione Lavazza e Head of Institutional Relations & Sustainability del Gruppo Lavazza -. Se da un lato, infatti, l’impegno concreto del singolo attore della filiera è indispensabile, siamo convinti che solo con l’unione delle forze di tutti gli attori dell’industria del caffè possiamo dare una decisa accelerata verso la realizzazione della transizione circolare”. E proprio in questa prospettiva si pone la nascita del Centro che “rappresenta una valida area precompetitiva in grado potenzialmente di generare un impatto inferiore sull’ambiente, migliorando il reddito dei coltivatori di caffè e altri stakeholder: un ottimo motivo per tutti gli operatori della filiera di unirsi al gruppo e partecipare attivamente”.
Il progetto sembra insomma avere le carte in regola per raccogliere buoni risultati. E questo perché si fa portavoce e portabandiera di un processo virtuoso: “promuovere soluzioni di economia circolare – afferma Vanúsia Nogueira, Executive Director ICO – contribuirà ad assicurare forniture globali di caffè, rispondendo contemporaneamente alla domanda di prodotto sostenibile e trasformando i rifiuti in nuove opportunità di lavoro e reddito, facendo fronte alle tematiche ambientali che riguardano il settore”.
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