Il caffè sta subendo una crisi senza precedenti dovuta al cambiamento climatico, l’aridità e le variazioni improvvise stanno mettendo in serio rischio le produzioni di molte varietà, soprattutto l’arabica e la robusta che rappresentano il 99% delle esportazioni mondiali, dal Brasile ma anche dall’Indonesia. Tutto questo sta mettendo in seria difficoltà i coltivatori e contemporaneamente ha provocato conseguenze come l‘aumento dei prezzi al chilo, arrivato fino al 40% in più in moltissime zone. Il Financial Times ha pubblicato un’inchiesta con l’analisi degli scenari futuri possibili, ma le previsioni non sono molto confortanti.
Perchè i terreni adatti alla coltivazione del caffè sono diminuiti drasticamente mettendo in ginocchio gli agricoltori locali che non riescono più a trarre abbastanza profitto dall’attività per il sostentamento delle famiglie. Il rischio quindi è che si verifichi un abbandono della coltura in favore di occupazioni alternative, il che farebbe diventare il caffè un bene sempre più di lusso con prezzi che arriverebbero a livelli esagerati che pochi potrebbero permettersi di pagare.
La crisi del caffè e il cambiamento climatico “presto sarà un bene di lusso”
Negli ultimi tre decenni il consumo di caffè è complessivamente raddoppiato, soprattutto coinvolgendo alcuni paesi che prima non rappresentavano una grande fetta di mercato. In Cina, i consumatori sono in costante aumento e le grandi industrie investono, come ad esempio Lavazza che prevede di aumentare i fatturati e Stabucks, in competizione con l’altro marchio Costa, che intende aprire 9000 nuovi punti vendita entro il 2025. Ora nei paesi emergenti il caffè è sempre più visto come uno status symbol, l’ingresso in una “classe media” di cittadini che può permettersi questo “vizio” quotidiano.
Il mercato quindi è in espansione, ma contemporaneamente la produzione cala. Il clima e soprattutto la minore quantità di piogge necessarie alla coltivazione stanno mettendo in crisi un intero settore. Per continuare a soddisfare la richiesta nel futuro, gli scienziati si stanno impegnando a selezionare nuove varietà di coltivazioni, per trovare colture adattabili anche ai climi più caldi ed estremi, come sta accadendo alla variante “Excelsa” che cresce molto bene in Uganda e Sudan.