C’è un pezzo di storia che a breve lascerà Milano, ed è lo storico Caffè Verdi. Il locale, situato proprio nella via che dà il nome allo stesso, Giuseppe Verdi, è aperto da quasi cinque decadi nel capoluogo lombardo, e nel corso della sua lunga esistenza ha ospitato alcuni dei più celebri protagonisti del mondo della lirica italiana e in generale dell’arte, a cominciare dall’immenso Luciano Pavarotti, ma anche il maestro Riccardo Muti.
Come dimenticarsi poi di Carla Fracci, regina indiscussa della danza, e più recentemente di Roberto Bolle, quello che viene considerato uno dei ballerini più bravi al mondo, fiore all’occhiello dell’Italia. Purtroppo il Caffè Verdi dovrà chiudere i battenti in quanto l’azienda americana proprietaria dei “muri” dello stesso locale, ha deciso di non rinnovare il contratto di locazione ai gestori dello stesso locale. “Tutti passavano da qui, dal nostro bar”, ricorda ai microfoni di Alanews, citati da Gambero Rosso, Luigi Speranzella, colui che ha gestito per 45 anni il locale.
CAFFÈ VERDI MILANO, ADDIO IL 31 DICEMBRE 2024
Lo fa con una voce ovviamente rammaricata dal fatto che il lavoro di quello che era uno dei centri della cultura di Milano terminerà il 31 dicembre prossimo, con la chiusura dell’anno e la fine del contratto di affitto.
A decidere per lo stop dell’attività è stata Blackstone, una società di investimenti a stella e strisce che ha appunto in mente altro per il futuro dei locali che oggi ospitano il Caffè Verdi. Speranzella spiega di aver provato a contattare la proprietà, cercando di negoziare un nuovo canone, “ma non abbiamo mai ricevuto risposta”, di conseguenza la fine dello storico punto di ritrovo degli artisti è ormai vicina. Gambero Rosso parla di vera e propria “doccia fredda” per la famiglia Speranzella, tenendo conto che i rapporti con gli americani che posseggono lo stabile sono sempre stati sereni.
CAFFÈ VERDI MILANO, PERCHÈ CHIUDE?
Perchè quindi questa decisione? Difficile saperlo, nel frattempo Milano si appresta a dire addio ad un luogo che era divenuto il ritrovo della comunità artistica meneghina e non solo. Riccardo Muti, il grande direttore d’orchestra, ha già espresso il suo rammarico per questa chiusura, e ovviamente non poteva non farlo anche Luigi Speranzella, che parla di un lavoro svolto “con amore e passione”, un bar che è stato trattato come se “fosse un figlio”.
Secondo Gambero Rosso è probabile che Caffè Verdi lasci posto dal 2025 in avanti ad uno spazio del lusso e della “speculazione immobiliare”, ricordando come la voglia di trasformare quel centro di musica e arte in un luogo che ospiti firme di prestigio, vada a scontrarsi proprio con il “significato storico e culturale del Caffè Verdì”, un punto di riferimento per più di 40 anni della città di Milano. “Ora svendiamo tutto a malincuore”, conclude la famiglia Speranzella.