Federico Cafiero de Raho contro Nino Di Matteo. Il procuratore nazionale Antimafia interviene in diretta a “Non è l’Arena” per fare delle precisazioni in merito alle dichiarazioni rilasciate dal magistrato nell’intervista da Massimo Giletti. La questione verte sull’esclusione di Di Matteo dal pool sulle stragi causata da un’intervista. «Non fu sulla trattativa ma sulla strage di Capaci, su cui si erano tenute due riunioni a cui avevano partecipato diversi procuratori distrettuali». Secondo Cafiero de Raho, le dichiarazioni rilasciate da Di Matteo finirono per toccare proprio quei temi. «Uno dei procuratori che stava sviluppando le indagini mandò una manifestazione di disagio per quello che era stato detto, proprio in relazione a fatti su cui stava procedendo quella procura». Federico Cafiero de Raho precisa che fu proprio lui a costituire quel gruppo. «Mandai gli atti alla commissione del Csm per far valutare la situazione, ma non per creare un contrasto. Avrei voluto che mantenesse una condotta regolare, perché avevo imposto per questi temi un rigore assoluto, una riservatezza e segretezza».
CAFIERO DE RAHO SU ESCLUSIONE DI MATTEO DA POOL STRAGI
Quella fiducia reciproca era venuta meno per quelle dichiarazioni di Nino Di Matteo. «Ha parlato di temi specifici su cui un procuratore stava svolgendo indagini. Erano temi che avevano costituito una riunione di coordinamento avvenuta tre giorni prima quell’intervista», dichiara Federico Cafiero de Raho a “Non è l’Arena”. A fronte della smentita, il procuratore nazionale Antimafia replica: «Non è così. Il procuratore che svolge le indagini ha ritenuto diversamente». In ogni caso, un mese dopo la nota era pronto a riaccoglierlo nel gruppo. «Chiesi al Csm di sentirmi perché volevo reintrodurlo, ma con la certezza che non ci sarebbero state delle fughe, delle manifestazioni che andavano a toccare temi di cui si discutevano con le procure. Si stava indagando su Capaci, Borsellino, sul periodo stragista». Quando Massimo Giletti gli chiede dell’esultanza di Palamara per l’esclusione di Di Matteo: «Non ho mai avuto nessuno che mi parlasse per orientarmi, ho sempre deciso autonomamente». Di fronte a quel vincolo, comunque, Di Matteo non ha accettato di tornare nel gruppo. «Ho lasciato quel posto aperto per riceverlo, perché è un magistrato di grandissimo valore, ma non andava violata la riservatezza. Ha smentito? Ci sono le carte a dirlo».