Il ragionier Fantozzi avrebbe vestito volentieri la maglia della nazionale tedesca di calcio. La sceneggiata di ieri dei suoi giocatori a uso telecamere con la bocca tappata con la mano non poteva avere epilogo più grottesco: la sconfitta col Giappone (24° ranking FIFA). Non era andata meglio agli Europei dell’anno scorso col capitano Neuer sfidante l’Ungheria col suo bel bracciale arcobaleno tra gli osanna entusiasti del main stream: Germania eliminata dall’Ungheria… Oddio, vero è che l’esclusiva fantozziana non ce l’hanno i teutonici. Chiedere a capitan Wijnaldum: la sua orgogliosa esibizione della fascia pro LGBTQ agli Europei fece rima con l’eliminazione dell’Olanda a opera della Repubblica Ceca. Meglio . si fa per dire – l’ignavia degli italiani, che ammisero di non avere un cervello proprio scegliendo di inginocchiarsi o no a seconda se lo facevano gli avversari o meno.
Scherzi a parte, è davvero patetico come i calciatori (ma anche i giornalisti) si prestino a recitare il ruolo degli utili idioti al politicamente corretto, come se la partecipazione al carrozzone messo in piedi dalla FIFA – si badi bene, non solo in questa occasione – possa avere un volto etico grazie a un gesto simbolico quietacoscienze. Peccato che la foglia di fico sia sempre inerente ai temi imposti dalla lobby di turno più ricca o più potente. Perché la fascia di un capitano deve propagandare le rivendicazioni di un solo gruppo di pressione? Come si giustifica questo privilegio? Esistono solo i “diritti” della comunità LGBT? E quelli dei lavoratori, dei migranti, dei bambini (compresi quelli che sono nell’utero materno)? E le libertà politiche? E quelle religiose? A qualche nazionale è forse venuta in mente l’idea di protestare perché in Qatar non c’è libertà religiosa?
Fu davvero sconcertante agli scorsi Europei vedere quegli stessi politici (e i loro lacchè giornalisti), in pressione sui calciatori perché in Ungheria si esponessero a favore della causa LGBT, proporre al Parlamento europeo una risoluzione contro l’obiezione di coscienza sull’aborto. Basta con questa ipocrisia! I calciatori imparino a non farsi strumentalizzare e ad aderire solo a iniziative che promuovano non solo i “diritti” di una parte ma di tutti. E non abbiano paura di dire NO alle loro Federazioni quando vogliono usarli per conformismo col potere lobbistico di turno, quelle stesse Federazioni che non hanno battuto ciglio quando e come fu scelto il Qatar salvo poi – dopo l’incasso – farsi belli con la fascia arcobaleno.
E anche sull’attacco al Qatarantidemocratico, bisogna intendersi: o si accetta che lo sport sia uno spazio profetico di convivenza per tutte le nazioni oppure ci si affida alle liste di proscrizione coi potenti di turno a dare patenti di democraticità agli altri facendoci credere che nel bordello ci siano verginelle.
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