Calciatrici e parità di genere, oltre che nelle retribuzioni: sembra surreale ma oramai è scontro aperto tra le giocatrici della nazionale USA di soccer e la propria federazione, per un braccio di ferro che oramai le vede da tempo contrapposte non solo al Presidente Donald Trump ma pure ai vertici delle istituzioni a stelle e strisce del calcio femminile. L’esempio è arrivato nelle ultime ore per bocca proprio della stessa Federcalcio americana (la USSF) che non solo non ha accettato le richieste avanzate da Megan Rapinoe & co., stella della nazionale, e le sue compagne ma ha pure rincarato la dose sostenendo che le donne di fatto non meriterebbero il cosiddetto “equal pay”. Per la USSF infatti le calciatrici non avrebbero diritto a uno stipendio dello stesso livello degli uomini per mere questioni di merito dato che non solo le prime non svolgerebbero un lavoro equiparabile a quello dei colleghi ma per via delle loro prestazioni fisiche (sic) fornirebbero anche prestazioni peggiori. “Il calcio maschile e femminile richiedono livelli diversi di alcune abilità fisiche” si legge nel comunicato della Federazione che accampa come giustificazione quella secondo cui la FIFA prevede appunto squadre diverse e non miste tra i sessi. E conclude: “La legge non garantisce la parità di retribuzione tra uomini e donne che svolgono lavori diversi”.
CALCIATRICI USA VS FEDERAZIONE: “PAGATECI QUANTO GLI UOMINI”
Insomma, come prevede qualcuno non ci sarà alcuna possibilità di mediazione tra le calciatrici americane e la Federazione: di fronte alla mega richiesta di risarcimento di circa 67 milioni di dollari (più i danni punitivi) dato che secondo e dirette interessate l’USSF andrebbe contro il Civil Rights Act, discriminando le lavoratrici in base al sesso, la risposta dei vertici del calcio a stelle e strisce è stata quella di andare al muro contro muro in attesa del processo che prenderà il via ai primi di maggio e che vedrà appunto le due “fazioni” contrapposte in un’aula di tribunale. Come è noto da mesi è in atto un braccio di ferro soprattutto dopo che la Nazionale femminile di calcio si è laureata Campione del Mondo in Francia la scorsa estate, attirando su di sé molte attenzioni e addirittura (questo è il paradosso) con i colleghi uomini che hanno preso le loro parti in questa disputa per attuare una vera parità di genere anche dal punto di vista salariale. Non è dato sapere se la richiesta di risarcimento dei 66,7 milioni di dollari troverà attuazione in virtù della violazione di un “equal pay” denunciata dalla stessa Rapinoe in occasione della consegna del Pallone d’Oro quale calciatrice dell’anno. Secondo la campionessa degli USA non è vero che il lavoro delle donne non è equiparabile a quello degli uomini e sostiene la tesi citando i quattro mondiali vinti e le altrettante medaglie d’oro alle Olimpiadi a fronte dello zero assoluto degli uomini della nazionale americana. Senza contare i vertiginosi dati d’ascolto tv durante la kermesse francese con un miliardo di telespettatori a seguire le gesta della selezione USA femminile…