«Su di me continuano a ripetere menzogne. Si dice che ero interessato per conto di mio figlio a un giovane che non conoscevo nemmeno. Io ho portato 10 giocatori e l’allenatore in Nazionale e ho fatto vincere il mondiale all’Italia». Luciano Moggi tira l’ennesima bordata dall’aula di Roma dove si sta svolgendo il processo Gea, che vede imputati l’ex dirigente della Juventus, il figlio Alessando, Davide Lippi, Franco Zavaglia e altri nomi legati al mondo del calcio. Lo sfogo, in particolare, è legato alle parole di Andrea Orlandini (ex procuratore) e di suo figlio Claudio, agente di Viviano al momento dei fatti. Nel periodo in cui la Fiorentina è fallita, il portiere Emiliano Viviano, insieme ad altri giovani , stava per passare alla Juventus. Secondo la dichiarazioni di Orlandini il parde di Viviano sarebbe stato invitato dal segretario di Mazzini (ex vicepresidente della Figc) a presentarsi all’incontro con la dirigenza bianconera senza procuratore. Ma così non accadde e la trattativa saltò. Quindi Andrea Orlandini dichiara di aver ricevuto una telefonata da Moggi in cui l’ex dirigente bianconero avrebbe detto: «Tuo figlio non ha capito niente, gliela faccio pagare. Gli stronco la carriera». Da qui lo sfogo di Moggi: «Quando succedono cose come questa si aspetta, perché le menzogne vanno in giro. In questa storia si tratta di un ragazzino (Viviano), io mi occupavo di quelli che facevano vincere. E poi il ragazzo all’epoca, secondo le norme federali, non poteva neanche avere l’agente. Di questi ragazzini appena nati non mi ha mai informato nessuno. Di Viviano non sapevo nulla. Sono rammaricato che il padre di Orlandini si comporti così. L’ho tenuto con me perché era senza lavoro, perché mi faceva tristezza. Adesso però me ne fa ancora di più»