Negli anni ’90 impazzava tra i teen ager assatanati di videogame, la saga di Super Mario, baffuto idraulico che correva e saltava a destra e a manca per salvare il mondo. Un decennio dopo è un altro Super Mario a far impazzire giovani e meno giovani. Anche lui corre e salta, per il momento senza velleità di conquistare il mondo, ma soltanto l’Europa. Che sia con la maglia dell’Inter piuttosto che con quella della nazionale, poco importa. La differenza tra questo e il celebre omino è che lui, Mario Ballotelli, è tutto reale. Anche se, a vedere certi suoi gol, sembra di stare davanti alla playstation. Ieri le ultime due prodezze che hanno affossato Israele e consegnato all’Italia Under 21 di Casiraghi il pass per la fase finale della competizione che si svolgerà in Svezia a giugno. Dopo 4′ il primo siluro da 32 metri, potente e angolato, da ammirare come un’opera d’arte. La seconda rete è un raso terra preciso che mette ko il portiere Lavita e la sua squadra. Il gruppo è importante, certo. Il ct può contare su un ottimo organico che ha fatto il suo dovere. Ma i Queen con Mino Reitano al posto di Freddie Mercury sarebbero rimasti solamente ottimi musicisti. Come dire: forse non è stato unicamente Balotelli a portare l’Under a certi risultati, ma di certo averlo in campo aiuta, non fosse altro per il valore aggiunto di interesse che da’ a qualsiasi partita. Lui però preferisce mantenere un profilo basso sulla sua prestazione e valorizzare il gruppo: «Questo è un gruppo bellissimo, pieno di bravi ragazzi. Siamo più forti non solo di Israele, ma di tutti in assoluto. In campo non c’è un’altra squadra brava come la nostra. I gol? Belli, ma ho sbagliato un contropiede sul quale avrebbe fatto gol anche il mio cagnolino». Anche Casiraghi preferisce focalizzare l’attenzione sul rendimento globale della squadra: «I ragazzi hanno fatto una gara straordinaria. Non solo Balotelli. Siamo più forti di Israele e lo abbiamo dimostrato». E poi lancia lui un siluro, alla Balotelli, nei confronti del ct israeliano che gli aveva dato del “debole”: «Penso di essere un signore e di aver dimostrato di essere anche un buon allenatore. Moti non è nè l’uno nè l’altro».



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