Era il 14 ottobre del 2001. Il Toro era in “trasferta” al Delle Alpi, dall’altra parte del campo la Juve di Marcello Lippi. I granata sono sotto di tre gol quando, nella ripresa, entra in campo Marco Ferrante, sino a quel momento in panchina (“perchè – dice lui – il presidente era un ex juventino e non voleva che giocassi”). La partita cambierà radicalmente entrando nella storia e nei cuori dei supporter torinisti. 3-3 il risultato finale, con l’errore dal dischetto di Salas, complice la buca scavata da Maspero, che poteva regalare la vittoria ai bianconeri. In vista della stracittadina di sabato all’Olimpico, abbiamo sentito Marco Ferrante, il secondo marcatore di sempre della storia granata e uno dei giocatori più amati dai tifosi. Uno che non ha mai mollato, uno, come dice lui, “con le palle”, e che per questo motivo resterà sempre un idolo a Torino. Non è un bel momento per le torinesi, che sabato saranno faccia a faccia nel derby.
Come vivrà la partita Marco Ferrante?
Da tifoso. E sinceramente non saprei neanche dire come finirà. Perchè sulla carta è sempre favorita la Juventus, però il derby è una partita strana, anomala, non ha nulla a che vedere con le altre partite di campionato, perciò è aperta a tutti i risultati.
E lei, di partite come questa, ne ha vissute diverse…
Si, io ho avuto la fortuna di fare diversi gol nel derby. Mi reputo un “bravo e fortunato” giocatore. Posso assicurare che non è affato facile segnare alla Juve, perciò credo che qualche merito ce l’hai quando segni. Quello di sabato oltretutto è un derby anomalo per quello che queste squadre hanno fatto vedere finora in campionato: ben poco. La Juve ha avuto martedì un’ottima reazione uscendo da una mezza crisi, per quanto riguarda i risultati. Ma il derby è peggio di una Champions e può succedere di tutto, si possono rovesciare le parti e il Toro può giocare da Juve o viceversa.
Quel derby di sette anni fa, con la doppietta e la rimonta, è il suo ricordo più bello della stracittadina?
Quello, assieme alla partita di ritorno. Forse effettivamente il tre pari ha qualcosa in più, perchè perdevamo tre a zero, e io ero in panchina. Un’anomalia tra l’altro perchè al Toro è stata una delle poche panchine che ho fatto. Nel secondo tempo poi l’allenatore, a dispetto del presidente, che era un ex juventino e non voleva che giocassi, mi fece entrare e successe quello che successe.
Non mollare mai. E’ questo il segreto del Toro e di Marco Ferrante?
Quella era la mia forza. Al di là dell’essere un giocatore molto tecnico e bravo sotto porta, io avevo davvero le palle, nel vero senso della parola. Io non partivo mai battuto, neache contro il Real Madrid. Anche se sapevi che affrontavi non undici campioni ma undici extraterrestri, mi interessava poco. Sapevo che in campo c’erano undici cristiani contro undici cristiani. Io mi ricordo che in quell’annata diversi erano come me, chiunque ci incontrasse non aveva vita facile.
E crede che questa sia una mentalità ancora diffusa nel calcio di oggi pieno di soldi e superstar?
Credo sia proprio questo il problema del calcio di oggi. Il Milan, faccio un esempio, magari fa una gran partita contro l’Inter e poi rischia di incappare in un episodio negativo magari col Bologna o in amichevole contro il Lugano. Tanti prendono sotto gamba le partite non di cartello. Rischi di andare incontro a brutte figure come è successo spesso alla Juve quest’anno. Se non hai l’agonismo e la possibilità di soccombere al discorso tecnico fai fatica. Il Milan poi si è messo sulla retta via, la Juventus sta cercando di riassestarsi ma credo che la vittoria contro il Real Madrid sia un fuoco di paglia. Non dico che la crisi continui, anche se sono antijuventino. Però ci sono delle anomalie, anche a livello tattico. E’ quella che farà più fatica credo.
C’è qualcuno in cui, anche nel calcio odierno, rivede quello spirito e quella determinazione che la caratterizzavano?
Ognuno è fatto a modo suo, sono difficili i paragoni. Per me sarebbe facile dire di rivedere certe mie caratteristiche in Sedoorf, Ronaldinho o Kakà, ma poi so che io ho delle qualità che loro non hanno e viceversa.
Tornando all’incontro di sabato, può essere la partita del rilancio? Una vittoria nel derby da qualcosa in più?
Esattamente, chiunque vinca la partita avrà una svolta. Il Toro ha l’opportunità di scongiurare la crisi. Ma se dovesse perdere andrebbe in una crisi profonda e a quel punto sarebbero dolori perchè per i tifosi il derby è tutto. E così dall’altra parte: se il Torino dovesse fare bottino pieno la Juve cadrebbe in una crisi non profonda, profondissima. Anche perchè loro non sono abituati a stare in acque basse.
Dove può arrivare questo Torino?
Sicuramente non è una squadra che può puntare, allo stato attuale delle cose, alla Uefa. Per quanto ha speso Cairo, per quanto ha fatto, è una squadra che può stare tranquillamente a centro classifica senza rischiare. E se il vento gira, ambire a qualcosa di più. Credo che a Torino però non si debba mai parlare. Quando si fanno i discorsi, andiamo in Champions, andiamo in Uefa, poi puntualmente, succedeva anche quando c’ero io, si prendono le bastonate. Perchè non si è abituati a stare in alto. Quando invece si lavora in sordina, consci del proprio obiettivo, poi magari riesci ad andare oltre. Quando lo manifesti apertamente all’esterno diventa complicato, perchè Torino è una piazza importante ed esigente. E questo è stato uno degli errori della squadra quest’anno, che è partita bene e ha iniziato a volare troppo con la testa.
Cosa c’è nel futuro di Marco Ferrante? Le piacerebbe magari tornare a lavorare per la sua squadra?
Sicuramente sarebbe bello, anche perchè qui la gente mi ama, è inutile negarlo, ho continui attestati di riconoscenza. Come penso sia giusto quando uno ha dimostrato un vero attaccamento ai colori come nel mio caso. Dunque può darsi, nella vita non si sa mai. Intanto sono sempre dentro al sistema calcio. Ho un’agenzia di servizi inerente ai nuovi talenti, facciamo procure e ricerchiamo soprattutto talenti nel mondo. Io guardo poche partite, le guardano gli altri per me e poi mi riferiscono. Io giro il mondo per trovare nuovi talenti, cercando un nuovo Ferrrante brasiliano. Sarebbe il massimo della vita…