Forse in pochi sanno che Ezequiel Lavezzi fu portato in Italia da Enrico Preziosi per giocare col Genoa nell’anno del ritorno nella massima serie, che poi, travolto dagli scandali che ne decretarono la retrocessione in C, fu costretto a cederlo. E forse ancora in meno sanno che German Denis debuttò in Italia nel 2002 con la maglia bianconera del Cesena, società dove restò fino al 2003, collezionando 29 presenze e tre reti. Tre reti come quelle realizzate iericontro la Reggina, che sommate alle due già realizzate, portano a cinque il bottino complessivo delle marcature fin qui siglate che collocano il giocatore al terzo posto della classifica cannonieri, dietro a Giladino e Zarate.



Una giornata da superstar che basta all’argentino per cancellare l’opaca parentesi romagnola di sei anni fa e che deve far ricredere gli almanacchisti scettici che se lo ricordavano come un mediocre giocatore in riviera. Ora Denis va a spalleggiare El Pocho nel tandem argentino che sta rilanciando il Napoli nello scenario del calcio italiano, abbandonato anni fa da quando un altro argentino infiammava i cuori partenopei. Due le marcature per Lavezzi (che ha però saltato già tre gare per l’infortunio subito nella gara di andata contro il Benfica), che sommate a quelle del Tanque fanno 7, esattamente la metà del totale realizzato dagli azzurri. E infatti sono proprio loro il motore della squadra di Reja, polmoni e piedi buoni, qualità e quantità sinora fondamentali per poter guardare oggi la classifica dall’alto in basso.



Se a loro va il 50% del merito di questo successo, l’altra metà va a Reja, capace di orchestrare una squadra con un centrocampo di assoluta qualità con un Hamsik prima voce, e di dare le giuste motivazioni anche dopo la precoce eliminazione dalla Uefa, una batosta che poteva avere ben altri risvolti viste le ambizioni europee sbandierate da De Laurentiis in estate. Domenica sulla strada del carroarmato partenopeo si affaccia il Milan, in grande ripresa dopo la falsa partenza. L’anno scorso la sfida servì ai rossoneri, che asfaltarono il Napoli, per rilanciarsi. Oggi gli azzurri sono chiamati a un test, ad una prova di maturità. Sempre che qualcuno abbia ancora bisogno di prove per capire che il grande Napoli è tornato.

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