La partita, non una partita. In palio non ci sono i soliti tre punti, ma qualcosa di più grande. In questi anni il mondo del calcio ha dovuto fare i conti con una malattia tanto insidiosa quanto imprevedibile perché il suo insorgere avviene a distanza di tempo. Giocatori che hanno già appeso gli scarpini si ritrovano a sgomitare con una malattia che lentamente distrugge il corpo. Questa sera alle 20,30 sul terreno di gioco dello stadio Artemio Franchi di Firenze si affrontano Fiorentina e Milan. Le due formazioni rendono omaggio a Stefano Borgonovo, il loro grande attaccante di una ventina di anni fa. Borgonovo, 44 anni, è stato colpito dalla Sla (sclerosi laterale amiotrofica), la terribile malattia che ha già colpito tanti altri ex calciatori e di cui ancora non si sa nulla. Borgonovo, che riesce a parlare solo grazie ad un sintetizzatore, sarà, sulla sua carrozzella, accanto ad una delle panchine. In campo per lui, per una partita benefica, con lo scopo di raggranellare un po’ di denaro per la sua fondazione e per riuscire a combattere la malattia che semina tanto dolore, nel primo tempo ci saranno le squadre di oggi. Nel secondo tempo a dar vita all’incontro ci saranno tante vecchie, glorie del calcio: da Baggio ad Antognoni, da Vialli a Gullit a Baresi. E chissà quanti ancora. Fin qui la cronaca di una serata ricca di stelle, ma c’è ben altro da sottolineare. I calciatori di oggi e di ieri tremano. Non si conoscono ancora le cause della patologia, ma in molti lamentano sospetti su alcune pratiche mediche (forse anabolizzanti), se non altro perchè alcune compagini (si veda la Sampdoria del 1958-59 con tre morti: Tito Cucchiaroni, Ernst Ocwirk, Guido Vincenzi) hanno dovuto fare i conti con troppi casi di Sla (circa 40 quelli accertati fra ex calciatori). L’equazione è comunque complicata. «All’inizio, quando successe a Signorini, si pensò ad una casualità – ha affermato in questi giorni Massimo Orlando, il 37enne ex calciatore di San Donà di Piave anche di Juventus, Reggina, Milan, Atalanta e Pistoiese -. Ora invece sono tante le persone che soffrono». Orlando si è spinto anche oltre sottolineando una presunta omertà che abita il mondo del pallone: «Vedere una persona ridotta così a quarant’anni ti fa pensare. Nel calcio c’è omertà: si dovrebbe parlare con chi ha curato il nostro fisico per far capire, a persone come noi che sono a rischio, se è stato fatto qualcosa di strano». Il calcio come il ciclismo, verrebbe da dire: tutti pronti a difendere la propria categoria, ma forse un passo indietro non guasterebbe. Difficile, però, che possa avvenire.



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