L’arma in più del Milan si chiama Pippo Inzaghi. Come uno di quei vecchi fucili che sembrano destinati alle bacheche ma che poi chi ama la caccia preferisce ancora alle nuove armi supertecnologiche. E per il Milan la caccia è sempre aperta e la mira del “fucile” Inzaghi sempre ottima. Destinato a scomparire in un attacco di super star e giovani promesse, Super Pippo ha ancora una volta ribadito il concetto: mai smettere di credere in lui. Il suo score è ancora una volta incredibile, con tre centri in tre partite (Sampdoria, Heerenveen e Siena): facile, con questo ruolino, voler puntare ai 300 gol fra i professionisti. L’attacante è ora a quota 293. Ma, intervistato dal Corriere dello Sport, il rossonero dimostra di mettere davanti a tutto la squadra: «Io mi accontenterei, per quest’anno, di arrivare a fine stagione a braccetto con Shevchenko (nella classifica dei bomber europei). Se io e Sheva saremo in testa, insieme, vorrà dire che il Milan avrà fatto molto bene anche in Coppa Uefa».



Un trofeo, questo, che che Super Pippo non snobba assolutamente: «Mi sono accorto che manca solo questo nella mia bacheca. Come del resto in quella del Milan. E poi la finale è a Istanbul.Ho un conto in sospeso con quella città e la finale del 2005, contro il Liverpool. Non giocai, non stavo bene. Voglio prendermi una bella rivincita». Di lasciare il calcio, non se ne parla neanche: «E perchè dovrei? Sto bene, faccio gol, ho ancora voglia di allenarmi, amo il mio lavoro. Galliani ha detto che sono come Maldini: posso decidere di rinnovare quando voglio, per un altro anno. Io mi alleno tutte le settimane per essere titolare, per giocare tutte le partite. Poi se devo partire dalla panchina mi adeguo. Ma io in campo ci sono sempre, vivo la partita anche quando non gioco». E poi, quando lascerà, ci sarà spazio per i suoi eredi: «Di tutti quelli che si sono ispirati a me, Acquafresca è sicuramente quello più avanti di tutti. Il mio “pupillo” è Paloschi, perchè è quello più giovane». E poi, ancora: «Pazzini lo vedo centravanti della Nazionale. Con Gila siamo rivali solo in campo. Ancora adesso ci sentiamo, penso che lui abbia fatto la cosa giusta, ma io non l’avrei mai ceduto. Boriello non è più una sorpresa».

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