Marco Nappi, detto Nippo. Oltre quaranta gol con la maglia rossoblu dei quali un paio proprio nella stracittadina, e sette anni indimenticabili al Genoa. Indimenticabili per lui, che ha passato qui gli anni più belli della sua carriera e indimenticabili per i tifosi, che ancora lo ricordano come uno degli uomini simbolo del Grifone. Domenica le luci di Marassi si riaccendono per illuminare il derby della Lanterna, una partita che Nappi guarderà dall’Olimpo delle glorie immortali che hanno fatto la storia di questo club. Anche se, come ci racconta in un’intervista esclusiva, la voglia di giocare con questa squadra sarebbe tanta: «Anche perché – come ci tiene a sottolineare – a 42 anni una mezz’oretta ce la faccio ancora a farla, ve lo posso garantire. E poi io il derby non l’ho mai perso».



 

Domenica sera Genoa e Samp si troveranno di fronte, tra campionato e coppa, per l’ottantesima volta…

 

E’ un derby aperto a qualsiasi risultato. Un derby sentitissimo soprattutto quest’anno che il Genoa sta andando alla grande. La Sampdoria un pochino meno però è sempre una squadra da temere perché è strutturata sulla grinta, ha giocatori veramente importanti, con Cassano che può inventare qualsiasi cosa da un momento all’altro. Perciò una partita insidiosa per entrambe le squadre.



 

Proprio Cassano sarà protagonista assieme a Milito di una sfida nella sfida. Chi è tra i due il più determinante per la propria squadra?

 

Credo sia più determinante Milito nel Genoa perché la squadra di Gasperini senza di lui trova difficoltà. Invece Cassano è un attaccante dalle giocate incredibili però è meno determinante. Determinanti per me sono giocatori come Palombo o Bellucci; lui invece è il classico campione che ti può cambiare la partita, però fa molto più “squadra” Milito, mentre Cassano da solo non basta alla Samp, Mazzarri gli deve costruire attorno una squadra.



 

Può essere questa la partita giusta per capire a cosa possono puntare gli uomini di Gasperini?

 

La partita giusta per capire dove poteva arrivare questo Genoa era quella di domenica scorsa, contro il Bologna. Erano tre punti che potevano valere il quarto posto in classifica e invece abbiamo peccato di presunzione. Io ero allo stadio a commentare la partita per Telegenova, ho visto una squadra leziosa, una squadra che si è fatta bella ma che nel primo tempo non ha mai tirato in porta. Su un campo pesante, bagnato, volevano entrare col pallone in porta, sono stati un po’ presuntuosi e questo mi preoccupa un pochettino. Non è il momento di sedersi, il Genoa deve capire che ancora non ha fatto nulla. La forza di una squadra emerge quando partita dopo partita si cerca la vittoria, mettendo un mattone sopra l’altro, mantenendo i piedi per terra. Questi erano tre punti fondamentali che il Genoa si è lasciato scappare. Poi il derby è un punto interrogativo.

 

Ma dove può arrivare questo Genoa?

 

Vincendo il derby può puntare a qualcosa di importante perché sappiamo tutti che è una partita che ti da poi morale, ti da grinta, una vittoria nel derby è la medicina più importante nel calcio e potrebbe lanciare questa squadra verso grandissimi obiettivi. Bisogna giocarla però, è una partita che mi preoccupa tantissimo, la Sampdoria è una squadra tosta, probabilmente con più maturità, anche se non sta facendo un buonissimo campionato, ha giocatori di maggiore esperienza.

 

Dei derby si dice sempre che sono partite a se stanti. Ma quello della Lanterna forse ha qualcosa in più…

 

Io di derby ne ho giocati e con Nappi in campo il Genoa non ha mai perso, e ne sono fiero. Quando facemmo 2-2, io feci una doppietta, e negli spogliatoi c’era Mancini che urlava di tutto ai compagni dicendo che non avevano ancora capito cosa voleva dire giocare un derby a Genova. Questo fa capire che a Genova il derby si vince col cuore, le doti tecniche non contano, passano in secondo piano. E’ la partita più bella in assoluto, anche perché è il campo che te lo permette, con uno stadio compatto, tutti attaccati, che diventa una bolgia, con le coreografie e le tifoserie molto accese che lo rendono incredibile. Il Genoa poi gioca con un giocatore in più che è il pubblico. Come ho già detto altre volte, quando giochi a Marassi puoi essere stanco quanto ti pare ma sono loro che ti spingono verso la vittoria.

 

Ti piacerebbe giocare in questo Genoa?

 

In questo, nel prossimo, sempre: mi sarebbe piaciuto poter fare parte ancora di questo spettacolo. Anche perché a 42 anni una mezz’oretta ce la faccio ancora a farla, ve lo posso garantire. Giocare al Genoa è sempre bello, con qualsiasi squadra, l’importante è indossare questa maglia. Io voglio bene soprattutto alla maglia e ai tifosi, quelli che mi vogliono bene, quelli che ancora adesso mi fermano per strada, mi fanno ancora i complimenti nonostante sia dal ’99 che non sono più un giocatore del Genoa. A volte mi dicono che in televisione sono un po’critico, ma io so le cose come stanno. Io sono genoano più di chiunque altro perché so cosa vuol dire indossare quella maglia per sette anni. Ho vinto un campionato, non sono mai retrocesso, col Genoa ho soltanto vinto: amo la maglia e i tifosi che soffrono assieme a questa squadra. Anche i giocatori però devono capirlo. Ma non ci sono più bandiere, non c’è più niente in questo calcio.

 

Quindi vedi il calcio molto diverso rispetto a quando eri tu sotto i riflettori?

 

E’cambiato tutto. Quando vedo Del Piero, Maldini, Totti, sono contento. Sono campioni che hanno giocato assieme a me e che ancora ci sono. Per il resto non ci sono più i Torrente, i Ruotolo, i Nappi, il povero Gianluca Signorini. Anche da noi, stanno al Genoa, sono contenti ma non c’è più quella sintonia con la maglia, è un buissiness per tutti quanti.

 

Può diventare Milito una bandiera rossoblu?

 

Milito per me è uno dei più forti giocatori al mondo, però anche lui ha dimostrato che nel momento della difficoltà, quando siamo retrocessi, ha preso ed è andato a giocare in Spagna. E’ da apprezzare invece gente come Coppola, uno che è rimasto, ha sofferto giocando in C, poi in B. A me è questa gente che piace, è questo l’attaccamento alla maglia. Milito è tra i più forti attaccanti in Italia e nel mondo, le sue qualità non si discutono. Però non mi venite a parlare di amore verso il Genoa perché non ci credo. Non è più come una volta. Io sono stato fortunato, ho giocato nel calcio vero, contro grandi campioni. Anche come tasso tecnico oggi ce n’è molto meno, ci sono i fenomeni ma in generale di qualità ne vedo poca.

 

Cos’è la prima cosa che ti ricordi del tuo Genoa?

 

Una squadra che amava la maglia, Torrente che rifiuta la Roma, Gennarino l’uomo con più presenze, sono questi gli uomini che fanno la differenza, che vanno elogiati e ricordati. Io ora vedo il calcio da opinionista. Se c’è da dargli addosso io do addosso, se in televisione mi pagano per fare l’opinionista non posso essere di parte. Però voglio bene al Genoa, sono il primo a comprare maglie e libri e tutto il materiale che esce sul Genoa, sto cercando di farmi fare un dvd coi miei gol in rossoblu. Sono stato bene anche a Firenze, Bergamo, Udine, mi hanno voluto bene da tutte le parti. Però a Genova è un’altra cosa, vivo qui e non cambierei mai. Possono dirmi tutto, ma non che non ami la maglia.