Disturbato (eufemismo, ndr) dalle continue voci e dai continui rialzi di borsa venutisi a creare sul titolo e che hanno rallentato una trattativa ritenuta in partenza di facile conclusione e con il sapore dell’affare a carattere biunivoco, il Geroge Soros, tycoon magiaro si sarebbe orientato verso una chiusura definitiva della trattativa, supportato dal suo stretto managment ed in particolare dal figlio Robert. Solamente la Inner Circe Sports llc. e l’altro figlio di Soros, Jonathan, starebbero consigliando di tentare un ultimo approccio, nella speranza di un ammorbidimento della linea Capitolina in merito alla cifra di acquisto legata a doppio filo anche all’OPA da lanciare sul titolo, a sua volta legata ad un abbassamento dell’interesse della borsa sul titolo A.S. Roma. La persona che ha parlato con laromasiamonoi.it, ha riferito di un irrigidimento del magnate ungherese, anche a causa delle continue oscillazioni del titolo, aumentato vertiginosamente a pochi giorni dall’apertura ufficiale della trattativa che, proprio per questo raddoppio del valore, ha subito un brusco stop. Ci è stato riferito di un managment non particolarmente turbato dal possibile fallimento della trattativa e già pronto a tentare l’assalto ad un nuovo business calcistico europeo. Perché non va dimenticato che, comunque, l’azione guidata dalla Soros Fund Managment, non è altro che un investimento a lunga scadenza, sulle orme e sugli effetti finanziari di quelle operate da Hicks, George Gillette Jr. e Glazer, sul mercato europeo e con il solo fine di una espansione massiccia in un mercato appena scoperto dai nipotini di Zio Sam. I soliti bene informati, ci hanno riferito, direttamente dall’altra parte dell’oceano, che la scelta di Soros di puntare sulla A.S. Roma, era stata dettata principalmente dalla possibilità di sfruttamento di un brand che è universalmente riconosciuto e che aveva margini di sfruttamento finanziario dagli orizzonti ancora inesplorati dalle parti di Villa Pacelli. Va da se, che un affare deve essere tale anche dal punto di vista del rientro aziendale. Finanziariamente, l’azione americana avrebbe avuto un senso solo ed esclusivamente ad una cifra inferiore ai 400 milioni di dollari (273 milioni di euro, l’offerta ufficiosa che a noi risulta, ndr), con un piano di rientro stimato in soli tre anni. Ovviamente, contattati direttamente, nessuno manager della Soros Fund Managment ha voluto commentare, chiedendo un cortese silenzio almeno in questa fase della trattativa. Qualcuno, però, ha voluto commentare, rifacendosi alle dichiarazioni (artatamente manipolate da molta stampa italiana, ndr), legate a Francesco Totti, che aveva espresso, unicamente con una battuta, la sua preferenza per il dialetto romano e che, riprese dalla Associated Press, avevano fatto il giro degli uffici dello staff di Gorge Soros. Per maggiore chiarezza, abbiamo ritenuto opportuno contattare anche l’Ufficio Stampa e Comunicazione di George Soros, il quale, ascoltate le nostre domande, ha risposto di non volere commentare nulla almeno fino a lunedì, giorno al quale ci ha rimandato per un nuovo contatto. Ora resta da capire in che modo possa influire sulla trattativa il runoff legato al prestito Unicredit ed un possibile breakout in salita sul prezzo della singola azione, che segnerebbe la definitiva rottura della trattativa a fronte di un esagerato prezzo di acquisto, con un valore quasi triplicato rispetto alla base di partenza. Chiudo con un mio personale auspicio: oltre alla Consob, organo al quale è obbligata a rispondere, mi farebbe estremo piacere che la dottoressa Sensi (e la dottoressa Mazzoleni insieme a lei) decidesse di riferire le proprie intenzioni anche a chi nella Roma non vede solo ed esclusivamente una macchina da soldi: i tifosi. Loro hanno tutto il diritto di sapere se dover continuare a sognare una Roma finalmente competitiva a livello mondiale, o abituarsi ad avere una Roma che, come massimo obiettivo, possa mettere nel mirino solo la Coppa Italia. (fonte laromasiamonoi)