E’ finito ancor prima di cominciare il matrimonio tra la famiglia Sensi e Soros che avrebbe dovuto portare il magnate americano alla guida della società giallorossa e i Sensi a raggranellare quei quattrini necessari a ridurre il debito con le banche della controllante Italpetroli. Nella realtà non c’è mai stata la volontà di cedere la società e negli ultimi giorni la presunta trattativa è rimasta in piedi solo mediaticamente, alimentata dal tam tam delle radio romane e dai desiderata dei tifosi. Rosella Sensi ha così vinto la sua personale battaglia all’interno della famiglia (contro il parere delle due sorelle, appoggiata dalla madre e da papà Franco), ma come pensa ora di fronteggiare la complessa situazione finanziaria del Gruppo? Tutti, infatti, si chiedono come abbia fatto la giovane Rosella a resistere al fascino dei dollari Usa. Il “segreto” potrebbe essere racchiuso in un piano “B”. Proviamo a fare alcune ipotesi. Da un punto di vista tecnico-sportivo torna in auge il “patto con il Diavolo”, di cui avevano già parlato giorni fa alcuni giornali romani, alludendo a una offerta di aiuto, interessato, da parte di Galliani: un accordo di non belligeranza tra le società sul mercato giocatori e diritti tv, e il prestito gratuito di qualche giovane e promettente rossonero (Borriello, Gourcuff, Gilardino…). Sul versante economico la svolta sarebbe rappresentata dalla vendita del porto di Civitavecchia a qualche grosso colosso del settore, che permetterebbe di ripianare, in gran parte, il debito della Italpetroli e, magari, la costruzione di uno stadio di proprietà sui terreni della famiglia resi edificabili dall’ex sindaco Veltroni.



Siamo ovviamente nel campo delle ipotesi, ma alcune conclusioni le possiamo già trarre: questo piano “B” garantirebbe una continuità societaria e tecnica, cioè, mantenimento degli attuali vertici dirigenziali, tetti d’ingaggio, acquisti in prestito, comproprietà, parametri zero. E, ogni anno, la cessione di qualche gioiellino, addebitata all’ingratitudine del calciatore, alla scorrettezza di qualche procuratore, all’interferenza, non consentita, di società più facoltose. Così se ne sono andati, tra gli altri, Samuel, Emerson, Chivu, Cassano, Mancini, e magari un giorno non troppo lontano, se ne andrà anche Aquilani…Certo, l’abilità di Conti e Pradè ha dimostrato di saper sopperire con la competenza e la fantasia alla carenza di milioni, portando a Trigoria, con poco, anche giocatori di primo livello. Il vivaio, poi, ha fatto il resto, garantendo alla prima squadra una nutrita rappresentanza di romani-romanisti che oggi ne costituiscono l’anima. Questi espedienti hanno permesso alla Roma di arrivare fin qui, a lottare con le grandi in Italia come in Europa, ma soprattutto a esprimere un calcio divertente e appassionante, forse tra i migliori.



Oggi, però, tutto questo non basta. Si gioca la partita più importante tra un futuro da Rometta o da Romona. Rosella questa partita l’ha persa. E l’ha persa senza nemmeno averla voluta giocare. Ma la cosa più grave è che la sua sconfitta (non personale, visto che molto probabilmente riuscirà a completare il risanamento del suo Gruppo) è la sconfitta dei tifosi giallorossi e delle loro speranze. Era il momento di lasciare e non l’ha capito. Se l’avesse fatto, sarebbe stata ricordata in eterno come il salvatore della Patria. E chiunque avrebbe letto questa scelta, come un ultimo grande gesto d’amore, gratuito, nei confronti della Roma e del suo popolo. Come quello di una madre che tira su per una vita il figlio, gli dona tutta se stessa, perché un giorno il figlio, diventato grande, possa fare la sua strada e vivere la sua vita, lontano da casa. Purtroppo, a volte, il troppo amore dei genitori può arrivare fino a distruggere i figli. Così è accaduto anche nella storia d’amore tra i Sensi e la Roma.

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