Con Marco Mangiarotti, vicedirettore de Il Giorno e tifoso d.o.c. dell’Olimpia Milano, facciamo luce sulle questioni societarie dell’AJ per scoprire quale assetto potrebbe assumere la società di basket milanese con l’ingresso di Armani.

L’argomento caldo del momento è l’acquisizione da parte di Armani delle quote societarie dell’ Olimpia. Ma facciamo un passo indietro: la sponsorizzazione dello stilista sembrava aver riacceso l’amore dei milanesi per il basket, poi questo appeal è scemato. Secondo lei a cos’ è dovuta questa dinamica?



Partiamo dal pre-Corbelli. Tacchini era entrato in scena con molto entusiasmo, ci ha provato ed è stato sfortunato. Rendendosi conto di non poter competere a livello di investimenti con Bologna, da signore, da persona per bene, dà la società in mano a Corbelli. Oltretutto, a quanto pare, in condizioni ideali per l’acquirente che rileva una società senza debiti, si dice addirittura a costo zero. Corbelli arriva da società che non hanno la tradizione di Milano e da un’esperienza romana fallimentare. Affronta una prima stagione, dopodiché si rende conto di non avere le risorse per portare avanti Milano e si arriva alla famosa crisi in cui viene paventata la cessione dei diritti sportivi. A quel punto entra in scena Adriano Galliani, da sempre tifoso di basket come del resto molti calciatori sia dell’Inter che del Milan e nasce una cordata che coinvolge anche tutta una serie di sponsor di Milan e Inter. La famiglia Moratti è coinvolta in maniera forse più simbolica, anche se poi l’ingresso di Giorgio Armani, la cui nipote era sposata con il figlio di Moratti, fa un po’ da cerniera a tutte queste iniziative e riporta la Milano che conta al Forum. Nasce insomma un’ipotesi molto affascinante: la più titolata società del basket italiano può tornare a sognare grandi traguardi e a riempire i palazzetti.



A quel punto cosa succede?

Dopo una stagione fortunata, figlia di buone scelte, in cui arriva a giocare la finale per lo scudetto, vengono prese decisioni sbagliate. Gli sponsor probabilmente si accorgono che Corbelli non è disposto ad investire più di tanto. La squadra poi, anche nell’anno di Lardo, aveva dimostrato un’ottima intensità ma non aveva mai avuto un gioco spettacolare. E Milano è una piazza esigente. Nella sua storia la Pallacanestro Olimpia di Milano ha avuto alti e bassi, però ha sempre dimostrato orgoglio, spirito di sacrificio e ha sempre avuto grandi giocatori, un po’ quello che per i Boston Celtic è noto come “Boston Pride”. E quindi la gente inizia a rendersi conto che questa gestione, identificata come Natali-Corbelli (anche se le maggiori responsabilità le ha avute Corbelli, un presidente che pensa di capirne di basket e quindi interviene anche sul piano tecnico), ha realizzato una squadra a cui mancano una serie di caratteristiche fondamentali nel basket moderno, anche nell’appiattimento dell’attuale campionato italiano. Cioè una squadra con poco talento puro, non giovane, poco potente. Queste tre varibili, per chi sa di basket, sono importanti e vengono contestate pesantemente a Natali e a Corbelli e la gente chiede ad Armani di prendere in mano la società. Lui è perplesso perché non è il suo campo e ha già abbastanza impegni. Poi, dopo alcuni mesi di contestazione durissima, cambia anche il rapporto tra Armani e Corbelli, con lo stilista che arriva a dire pubblicamente di essere stato preso in giro rispetto agli obiettivi, e alla reale situazione dell’Olimpia e prende le distanze dalla conduzione tecnica della società.



A quel punto avviene la rottura…
 

La rottura con l’ambiente, con gli sponsor e con le persone dello staff, si consuma quando Corbelli dà la colpa a Natali degli insucessi o comunque dei mancati successi della squadra. Si prende il 33% delle colpe ma distribuisce il restante all’allenatore e al general manager. Adriano Galliani, che è molto amico di Natali e ne ha sempre difeso le scelte, rompe e con lui anche quei personaggi che lui aveva portato. Dopo un anno di agonia societaria adesso Armani ha dichiarato pubblicamente che vuole rilevare la società e si sta discutendo solo di dettagli. Con un problema però: Armani non è abituato a farsi prendere in giro e non è subentrato subito perché trovava assurdo il fatto di dover pagare una società 4 milioni di euro quando l’unico valore di questa società erano i due millioni di sponsorizzazione che lui stesso dava.

Cosa potrebbe cambiare nell’immediato con l’ingresso di Armani?

Se entra Armani, come pare ormai sicuro, si può iniziare a programmare le prossime stagioni con dei budget a livello europeo, con una grande visibilità internazionale. L’Armani può ritornare ad essere quella che è stata ai tempi d’oro, un marchio forte come all’epoca del Simmenthal: una società solida con alle spalle una sponsorizzazione seria e un’ampia visibilità a livello internazionale.

Se il cambiamento dovesse avvenire ci dobbiamo aspettare un cambiamento drastico, una netta rottura col passato?

Assolutamente sì. Io credo che dovrebbe cambiare molto, quasi tutto. Dovrebbe esserci Curioni, il bravissimo dirigente di Casalpusterlengo che, nei mesi scorsi, aveva pensato di rilevare la società e che ha un progetto molto interessante sul settore giovanile: mettere insieme i vivai di Casalpusterlengo e di Milano e creare così una piccola potenza a livello giovanile.

Djordjevic potrebbe essere il perno su cui puntare?

C’è un po’ di discussione su quello che sarà l’assetto tecnico e si è perso molto tempo. I coach più ambiti nel frattempo si sono accasati, ma si deve essere ottimisti. In realtà Caja, se dovesse eliminare Siena, potrebbe guadagnarsi un altro anno di transizione con Djordjevic alle spalle come direttore tecnico. Anche se pare che Djordjevic potrebbe portare Ivanovic.

E a livello squisitamente tecnico si possono prevedere anche grandi stravolgimenti nell’organico della squadra?

Questa squadra, che sta facendo dei grandi playoff, non è tutta da buttare, ma sicuramente ha bisogno di almeno cinque-sei innesti importanti. Serve un grande play, un tiratore di striscia, forse anche due, e almeno un grande centro dominante. Dopodichè ovviamente tutti quelli che stanno facendo bene potrebbero essere riconfermati, da Booker, a Vukcevic, a Katelynas, che è un giovane secondo me di prospettiva e di grande fisicità. E’ uno di quei giocatori che dalla panchina possono dare molto. Bisogna però portare degli italiani. Sarei anche molto contento se si recuperasse un giocatore come Aradori, che magari non era ancora pronto per giocare in A1, ma mi sembra un ragazzo che offensivamente ha una buona mentalità. All’inizio di questa serie ho invece ammirato Vitali, anche se poi si è un po’ spento. E’ un giocatore che a me piace molto e potrebbe essere un giovane play italiano di prospettive, una buona alternativa a Booker. Sul centro penso invece si debba andare sul mercato comunitario. Poi ci potrebbe essere il ritorno di Bulleri, che quando parte dalla panchina è un giocatore che fa la differenza.
Bisogna insomma costruire un roster profondo che abbia almeno una rotazione di 10 persone, soprattutto se riusciamo a vincere, come spero, gara-4 e andare in Eurolega.

Nel roster della prossima stagione va data per scontata l’assenza di Gallinari?

No, assolutamente. Penso che Danilo necessiti di due anni in Eurolega in una squadra forte. Non solo possono fargli bene ma sono assolutamente necessari per poi andare in America già formato e con uno status non di esordiente ma di campione. Non uno che va li e deve dimostrare tutto. Ha già vinto il titolo di migliore under 22 d’Europa, mi piacerebbe che approdasse in NBA con il titolo di miglior giocatore dell’Eurolega.

Il suo passaggio è legato al subentro di Armani?

Si, la sua decisione è legata a doppio filo dall’ingresso di Armani perchè solo lui può dare alla società la forza per garantire a Danilo di fare un campionato in cui può vincere lo scudetto e arrivare almento alle final four di Eurolega.

Veniamo a stasera: al Forum si gioca gara-4…

Per esperienza ho capito che nei playoff le squadre che tu affronti non sono mai morte, quindi un colpo di coda da parte di una team che ha perso nettamente due partite di fila ci può anche stare. Noi però dobbiamo assolutamente chiudere stasera. Ci sono banalmente due scenari: o loro mollano dopo i primi due quarti oppure sarà una gara punto a punto. Spero comunque che ci sia un arbitraggio decente perchè i “grigi” non mi sono piaciuti assolutamente in questa serie, soprattutto nei confronti di Gallinari, che è un giocatore molto corretto, tecnico, che non fa la prima donna, non simula e non si merita di essere buttato fuori, com’è successo a porto San Giorgio, per due mezzi falli.

E poi, eventualmente, Siena…

Nella serie contro Siena l’Olimpia potrebbe veramente testare quanto vale. Sarebbe un confronto in cui si emergerebbe il valore vero della squadra. Nello sport non c’è mai nulla di scontanto.