Forse la vittoria della finale di Coppa Italia (la seconda consecutiva) è l’ultima dell’era Sensi. Nonostante le smentite da parte della controllante Italpetroli, di cui, francamente, chi vi scrive ha perso il conto, gli operatori internazionali sembrano convinti che l’operazione si farà. I problemi oggi sembrano essenzialmente due: la pazienza del magnate ungherese e la fretta di ottenere liquidità per rispettare le scadenze del piano di risanamento del gruppo concordato con le banche creditrici.
Il silenzio della famiglia Sensi – rotto solo su insistenza della Consob – è parso ad alcuni incrinarsi ieri dopo il netto trionfo all’Olimpico, forse anche a seguito del contenuto della nota diffusa nel pomeriggio di venerdì, in cui per la prima volta non si nega, però, una trattativa per la cessione della società come nei comunicati precedenti: è la conferma di come i Sensi ora siano decisi a vendere. L’offerta di Soros (283 milioni per il 100% del club), peraltro, è arrivata sul tavolo dello studio Lovells dove lavora l’avvocato De Giovanni e non direttamente a Italpetroli.
Se nella City si aspettavano una carta scritta con la disponibilità a trattare dei Sensi, il comunicato di Italpetroli certo non lo è, ma gli assomiglia. La Borsa fino a venerdì ci ha creduto: le azioni della Roma sono cresciute del 9,17%, chiudendo a 1,31 euro.
Rosella Sensi (da tutti dipinta come la più riluttante sull’ipotesi di una vendita) ai microfoni della Rai ieri sera, incalzata dai cronisti con domande su una possibile cessione della società ha dichiarato, parlando della partita: «È una vittoria del Presidente, adesso è il momento di festeggiare»
I rappresentanti della global sport investment – stando a quanto si apprende da fonti di agenzia internazionali – braccio della Inner Circle Sport del settantasettenne magnate ungherese, intanto, hanno discusso con la Italpetroli, la maggiore azionista della Roma controllata dalla famiglia Sensi.
I colloqui si erano interrotti circa un mese fa con l’intenzione di riprendere alla fine del campionato, quando, a causa delle voci incontrollate sulla cessione, il titolo aveva cominciato a salire all’impazzata, cosa che sta accadendo di nuovo.
Nel comunicato di venerdì Italpetroli ha, dicevamo, smentito di nuovo le voci di acquisto facendo per la prima volta però nomi e cognomi e soprattutto parlando del fatto che non sarebbe stata formulata concretamente una proposta di acquisto. E un’altra dichiarazione rilasciata poco prima della finale Sabato ha cercato di smorzare la speculazione.
Eppure in un servizio dell’agenzia Reuters si dice che un accordo potrebbe essere stato addirittura raggiunto all’inizio di questa settimana con il club venduto per 283 milioni di euro (225 milioni di sterline) e Rosella Sensi ancora in CdA.
Una cosa però è certa: all’infuori dell’Inghilterra, la Roma è uno dei pochissimi club europei appetibili per un investitore straniero considerandone il prestigio, le potenzialità di crescita e la solidità patrimoniale (i debiti, infatti, sono tutti della Italpetroli).
Certo, questa non è una novità, ma quando le telenovele si fanno troppo intricate, è bene ripartire da pochi fatti certi.



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