Dopo la querelle Cairo-Rosina, coi tifosi sempre più schierati con il giocatore, ha fatto sentire la sua voce dalle pagine de La Stampa, Gianni De Biasi, uomo del presidente e punto di riferimento per i supporter granata, che in duemila si sono presentati al primo allenamento: «L’affetto della gente fa piacere, però visto come è andata negli ultimi due anni, meno entusiasmo potrebbe anche essere un vantaggio». Immediato il discorso mercato, circa il quale l’allenatore si ritiene soddisfatto per il lavoro fin qui svolto: «Se fosse arrivato un Van Basten sarebbe stato meglio. Ma sono curioso di vedere all’opera i giocatori per capire cosa dobbiamo ancora fare. L’errore sarebbe pensare a quello che non abbiamo fatto. Continueremo a cercare i giocatori che possano essere utili al nostro progetto, ma agendo con oculatezza, senza comprare soltanto per dare in pasto alla gente delle novità. E anche in uscita agiremo in base alla convenienza della società». Poi un placebo per i tifosi: «I tifosi hanno il diritto di sognare, tuttavia chiedo realismo. E assicuro che non siamo fermi, lavoriamo per migliorarci ancora. Stiamo operando tenendo sempre conto che siamo il Toro e abbiamo certe disponibilità. Considerato questo aspetto fondamentale, io mi aspetto ancora qualcosa».
Obbligato il commento su Rosina: «Nella vita si può sbagliare, ma questo non significa che si debba essere messi al muro. Alessandro deve capire che certe cose si devono dire dentro una stanza, senza fare proclami, senza creare pressioni inutili. Lo dico con spirito paterno, anche se non lo voglio considerare un figlio prediletto. Sarà multato? Se lo dite voi». Come sottolinea poi, nonostante l’errore il giocatore non perderà la fascia di capitano.
Infine, il caso Abbruscato, che ha detto di aver capito che il Toro non crede in lui: «Se uno si fa dei problemi ancora prima di cominciare, vuol dire che non ha capito nulla. Io do possibilità a tutti, poi alla fine gioca chi è più bravo, tuttavia mi pare normale. Ho un messaggio per la squadra: giocatevela fino in fondo. All’inizio della stagione si azzera tutto, poi è il campo che determina le gerarchie, non contano l’età, il nome, il palmarès».


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