TORINO-ROMA 0-1 (0-0)
MARCATORE: 47′ st Baptista
TORINO (4-4-2): Calderoni; Dellafiore, Di Loreto, Pratali (26′ pt Colombo), Ogbonna; Diana, Barone, Saumel, Vailatti (14′ st Abate); Amoruso (12′ st Rosina), Stellone. (Sereni, Natali, Corini, Bianchi). All. Novellino.
ROMA (4-3-2-1): Artur; Cicinho, Mexes, Juan, Riise; Taddei (16′ st Aquilani), De Rossi, Brighi (34′ st Cassetti); Menez, Pizarro; Baptista. (Bertagnoli, Panucci, Loria, Greco, Virga). All. Spalletti.
ARBITRO: Rocchi di Firenze.
NOTE: spettatori: 15 mila. Espulso al 47′ st Barone per doppia ammonizione. Ammoniti: Barone, Pizarro e Amoruso, Colombo e Cicinho, tutti per gioco scorretto. Angoli: 7 a 4 per la Roma. Recupero: 1′ e 2′.
Colpo grosso della Roma all’Olimpico di Torino: dopo un’ora e mezza di occasioni mancate, la Bestia vola come Parola sulle figurine Panini e regala ai giallorossi 3 punti d’oro.
6 Cast away. Pomeriggio in solitudine nel gelo dell’Olimpico per il brasiliano, che riesce a far parlare di sé solo quando si avventura in un dribbling nel finale, facendo tremare più di qualcuno.
6 Un giorno per caso. Messa da parte l’indisciplina tattica che solitamente ne condiziona il rendimento, l’ex Real gioca una partita di grande abnegazione, senza per questo rinunciare a qualche scorribanda in avanti, non di rado coronata da un buon cross. Controlla sia Diana che Ogbonna con discreta applicazione e fino al 92’ non si stanca di rincorrerli. Ammonito, salterà Napoli.
6,5 L’uomo della pioggia. Parleremmo di tutt’altra partita se non fosse stato Phili ad inventarsi l’assist per Baptista, e solo per questo la sua prestazione merita una menzione di lode. In fase difensiva si limita all’ordinaria amministrazione, solo sporadicamente chiamato ad interventi risolutivi.
6,5 Il collezionista di ossa. Dalle sue parti non si passa: preciso nelle chiusure, essenziale quando c’è da sbrogliare qualche situazione confusa su palla inattiva e soprattutto perentorio nel guidare la difesa, oggi magistrale nell’applicazione del fuorigioco.
6 Beowolf. Partita di grande sostanza per il norvegese, sempre più e meglio inserito negli schemi della Roma. A differenza della gara con la Samp, oggi limita al minimo le avanzate, ma in compenso la sua sola presenza funziona da deterrente contro chiunque si trovi a transitare da quelle parti.
6 La maschera di ferro. Nel primo tempo è senz’altro tra i migliori, anche grazie ad una condizione che via via sta ritrovando. Corsa, cross e vivacità, alla ricerca di un dialogo con Baptista che però non sempre va a buon fine; ad inizio ripresa, imbeccato da Menez, non finalizza come si converrebbe.
Dal 15’ st. 6 Caos calmo. Stavolta il suo impatto sul match non è immediato come contro la Samp, ma è lui l’autore del taglio in orizzontale che avvia l’azione del gol.
6,5 Il signore degli anelli. Autentica eminenza grigia del gioco romanista, è lui a dare a questa squadra un’anima, un ordine e un senso: imposta, chiude e riparte, distribuisce lanci da 40 metri direttamente sul piede del destinatario. Il tutto con un’eleganza innata che non scivola mai nella leziosità. Di fronte all’affollato centrocampo granata non cede di un millimetro, conservando fino all’ultimo la lucidità negli appoggi.
6 Rambo. Una giornata in assetto da guerra per Matteo, che si trova a dover lottare su un campo infame contro il sistematico raddoppio di marcatura predispostogli da Novellino. Ne consegue che il numero degli inserimenti si riduce sensibilmente, anche se è da applausi il fraseggio volante con Baptista al 22’ pt.
Dal 34’ st. s.v. Va a prendere il posto di Cicinho, per dare maggiore libertà in attacco al brasiliano.
6 Face off. Primo tempo di totale confusione, passato a vagare nel tentativo di trovare la giusta posizione nel rombo di centrocampo. Un suo ‘giochetto’ appena fuori dall’area per poco non si trasforma in assist per il Toro al 7’, e non è la sola volta in cui dà la sensazione di non sapere bene cosa fare del pallone. Cresce molto alla distanza e nella ripresa recupera sicurezza e soprattutto senso della posizione.
6,5 Guerre stellari. Quando la palla arriva a Jeremy le possibilità sono 2: o subisce fallo (eprova ne è il trattamento riservatogli da Colombo) o, come Luke Skywalker, lascia che la Forza si sprigioni e il cavaliere jedi che è in lui prenda il sopravvento. Per larghi tratti del match è l’unico a rendersi davvero pericoloso, grazie alle improvvise progressioni con cui manda a spasso almeno 2 avversari. Peccato che né Taddei né Baptista sappiano farne tesoro.
7 Il paradiso all’improvviso. Dopo 90 minuti da scialacquatore delle iniziative altrui (si veda su tutte il destro sparato alto al 22’ st. dopo una devastante azione di Menez), la sua mezza rovesciata scatena l’estasi. Ancora una volta decisivo.