«Il progetto del City poteva essere grande ma io ho pregato e riflettuto e questa scelta non è assolutamente economica, la società mi è sempre stata accanto, mi ha sempre accontentato». Con queste semplici parole rilasciate a Il Giornale, Kakà ha voluto commentare il rifiuto al contratto milionario del City. Il numero 22 ha poi continua dicendo: «E sabato a San Siro che partita incredibile, e i bambini tutti per me, ero molto molto emozionato e adesso sono molto molto contento; tutta la mia famiglia lo è. Quando lasciai San Paolo, parte dei tifosi mi contestò – conclude il brasiliano – loro no, i rossoneri no, in questi giorni mi sono sempre stati accanto, hanno dimostrato il loro amore».
Ma torniamo indietro a quei fatidici istanti di ieri notte. Dopo che intorno alle 21.30 tutti media davanti ormai Kakà al City, alle 22.45 ecco ciò che non ti aspetti. Berlusconi, che con il suo stile inconfondibile di chi ci mette sempre la faccia, è intervenuto in diretta al Processo di Biscardi per annunciare a gran voce che il numero 22 resta al Milan. La sua non è stata una scelta economica, ma semplicemente di cuore. E pensare che tutto stava volgendo proprio verso la possibilità dell’addio, a partire dal post partita di sabato, quando Kakà saluta i compagni, a margine di quella che poteva essere la sua ultima gara in rossonero. Poi arriva la domenica e le voci non si placano, i dirigenti rossoneri non si espongono e se lo fanno, non raccontano buone nuove. Inizia quindi il lunedì, per tutti il giorno della firma. L’incontro fra Galliani e Berlusconi e quello fra l’ad rossonero e Bosco Leite, fanno capire una sola cosa: stiamo ultimando i dettagli. Quando a Milano poi sbarcano i dirigenti del City per tutti ormai la cosa è fatta. Per tutti, tranne che per uno: Kakà. Si mormora infatti che su quel famoso pezzo di carta, che avrebbe cambiato il destino del giocatore, c’erano già tutte le firme necessarie, ne mancava solo una. Ai tifosi forse arriva la notizia , fatto sta che in massa iniziano a radunarsi sotto la casa di Kakà a Milano, sostenendolo con i classici cori, ma soprattutto con quel ritornello che è sulla bocca dei supporters rossoneri da sabato sera «Non si vende Kakà». Già, non si vende Kakà e così è stato.