La cosa migliore del Toro sono i suoi tifosi. Nessuna retorica: i circa 1700 tifosi granata occorsi a Piacenza, infatti, soverchiano il pubblico di casa, per numero e volume. Per il resto, ancora una volta si chiudono 45 minuti senza che il portiere avversario abbia mai -mai!- toccato la palla: i tentativi granata sono due, entrambi ad opera di Loviso, entrambi sballati. La lentezza è la caratteristica principale della squadra di Colantuono, dove i due laterali del tridente non riescono a servire Bianchi (probabilmente è zero il numero di palloni giocati dal numero 9), tra l’attivismo di un Di Michele abbandonato a se stesso e i buchi che si aprono sulle corsie laterali in difesa.
Nei primi venti minuti, attacca con aggressività il Piacenza: un paio di volte Rivalta, e un paio Sereni, anticipano gli attaccanti di casa all’ultimo momento, prima che calcino in porta. Dal ventesimo, la gara si spegne. Pronti-via, e non solo non è cambiato nulla: forse le cose sono ancora peggiorate per la squadra granata, a giudicare dal palo che colpisce Marco Calderoni dopo due minuti. La prima parata di Puggioni è su una telefonata del neoentrato Gasbarroni al minuto 84, il centrocampo è impalpabile e la difesa va spesso in difficoltà: prova ne siano l’intervento da pallavolo di Zoboli e l’espulsione di Rivalta nel finale.