Per un tifoso romanista non c’è cosa più bella che veder segnare (tre volte) il proprio capitano (Francesco Totti) e poterlo applaudire a scena aperta. Anche alla faccia di chi lo ha sempre snobbato. Il numero 10 giallorosso ha riaperto le danze su vari fronti: dal campionato, alla classifica cannonieri fino alle convocazioni della Nazionale. Il suo ritorno in pompa magna scuote un ambiente intero, fa svociare uno stadio e dà speranza alle aspirazioni di Champions con tre gol, tacchi perfetti e giocate da fuoriclasse: il tutto contro la miglior difesa del Campionato. Potendo contare su una squadra che, questa volta, lo ha supportato più che degnamente.
D’altronde la Roma ha avviato un percorso di “purificazione” già da un paio di settimane, grazie alle vittorie con Bologna e Fulham e al pareggio con i nerazzurri. Una squadra che gradualmente va ritrovando i suoi giocatori migliori (aspettando Juan) e che riesce a ingranare le marce di un gioco più fluido, sicuro ma anche divertente. Non si può però far finta di niente e Totti non è uno come gli altri né tantomeno un attaccante “forte” col semplice “fiuto del gol”. Che piaccia o no, il capitano dà un segno distintivo al gioco della sua squadra: ne accompagna i movimenti offensivi, costruisce azioni, sforna idee e passaggi per i compagni. E poi fa anche gol. Precisamente nove in otto partite finora disputate dal Pupone in campionato.
Dobbiamo allora parlare di una Roma Totti-dipendente? Forse no, perché con il passare delle settimane si svelano nuovi giocatori (Menez), ne rifioriscono altri (Vucinic) e la squadra ritrova una regolarità fatta di grinta e risultati. Senza Totti, però, ogni cosa (anche i passaggi) diventa più difficile, nulla è più immediato come le sue giocate brillanti e altruiste. Perché la sua presenza è molto più che simbolica: a 33 anni quel ragazzo romano e romanista risulta decisivo e assolutamente temibile da tutti, benpensanti inclusi.
“Ora continuino pure a dire che sono finito, tanto mi porta bene…”. E in effetti Totti ha ragione dato che sono i fatti a dimostrare il contrario: 187 reti in serie A (27 nel solo 2009) ad una lunghezza dal mitico Beppe Signori che è settimo nella classifica dei migliori marcatori nella massima serie italiana. Terza tripletta stagionale, 19 i centri da quest’estate: 9 in A e 10 in Europa League. Tutto questo alla vigilia delle convocazioni per i Mondiali che porteranno gli azzurri a difendere la coppa in Sudafrica. Sarebbe allora il caso di chiederci (retoricamente): può non essere convocato un fuoriclasse del genere?
(Marco Fattorini)