INTER – Come ogni martedì, l’ex allenatore del Milan Arrigo Sacchi, ha analizzato la settimana calcistica sulle pagine de La Gazzetta dello Sport. L’argomento trattato è stato la palese inferiorità del calcio italiano rispetto a quello estero, in particolare, a quello spagnolo. «C’è confusione – dice il romagnolo – addirittura ci sono società che acquistano calciatori a prescindere dal progetto tecnico. Non c’è richiesta del bel gioco, si chiede la vittoria e basta. Molti mass media si accorgono della nostra arretratezza solo quando perdiamo. Le nostre squadre, in generale, non hanno un’identità precisa, giocano un calcio basato sull’abilità dei singoli, su difese numerose, lanci e contropiedi. Appena si perde la palla, si pensa solo ad indietreggiare in massa».



Poi aggiunge: «È difficile vedere un calcio continuativo con intensità e ritmo. Le squadre sono prudenti e utilizzano molti distruttori e pochi costruttori di gioco. Il copione che moltiplica la qualità dei singoli e la possibilità di successo e divertimento è quasi sempre debole. Il possesso palla e le azioni alla mano sono una rarità». Chiusura sul Barcellona, icona del bel gioco nel mondo, e sull’Inter debole in Europa ma inarrivabile in Italia: «In questa situazione è successo che il Barcellona senza Messi , Ibra e Touré e con sette giocatori della «cantera» massacrasse l’Inter. Che a sua volta massacra tutti in Italia. Forse è arrivata l’ora di cambiare qualcosa anche da noi».

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