ESCLUSIVA – Dieci anni fa aveva un’intera città ai suoi piedi. Era il 18 dicembre del 1999 e improvvisamente per un giovane della Primavera si aprivano le porte della prima squadra. Lui è il nigeriano Hugo Enynnaya e quella sera in coppia con il compagno nelle giovanili Antonio Cassano fu schierato titolare contro l’Inter al posto degli infortunati Masinga e Osmanovski.



Dopo soli sette minuti il giovane africano segnò la sua prima rete nella massima serie con un tiro da 30 metri. Poi la gara passò alla storia per il gol capolavoro nel finale dell’amico Cassano. A dieci anni esatti di distanza e con molti infortuni alle spalle Hugo è ripartito dal Meda, una squadra milanese di Eccellenza, per coltivare il sogno un giorno di ritrovare la serie A. Nel frattempo dopo alcune vicissitudini ha imparato a leggere la sua vita con gli occhi della fede e, soprattutto, a coltivare la sua famiglia con i due bambini. In questa intervista concessa in esclusiva a ilsussidiario.net racconta il suo passato e il suo presente.



Dieci anni fa era tutta un’altra storia…

Quella serata mi ha dato tanto, ma mi ha fatto anche soffrire. Pensavo di diventare di colpo una persona importante, ma non è successo. Soffro quando vedo oggi in serie A alcuni giocatori che erano in campo con come quella sera. Purtroppo non è andata bene.

Cosa è successo in questi anni?

Ho sbagliato ad andare in Polonia, anche perché in Italia avrei potuto diventare comunitario. Il calcio polacco non lo segue nessuno e, inoltre, ho trovato molto razzismo con le persone che mi tiravano le banane.

Come hai fatto a risollevarti dai molteplici infortuni?



La forza arriva da Dio. Un altro al mio posto avrebbe già smesso. Io mi sono detto che a 28 anni non potevo smettere. Dio mi ha dato il coraggio di guardare avanti.

Cosa ricordi di Eugenio Fascetti, l’allenatore che ti ha lanciato nel grande calcio?

Mi ha sempre dato fiducia. Con lui giocava chi lo meritava: non aveva doppie facce. E’ una persona che mi vuole bene e che mi ha sempre incoraggiato a dare il massimo. Per me è come un padre.

E di Cassano che ricordi hai?

Cassano è una persona che mi ha sempre fatto ridere e divertire. Mi faceva anche molti assist. Più di una volta mi ha aiutato a mandare dei soldi alla mia famiglia in Nigeria, senza volere nulla in cambio. Tutti parlano male di lui, ma per me resta come un fratello.

 

Vi sentite ancora?

E’ da un po’ che non lo sento. Adesso la Sampdoria non sta attraversando un periodo positivo, ma dopo la sosta mi piacerebbe andare a trovarlo a Bogliasco.

 

Oggi quali sono le tue ambizioni?

L’ambizione è quella di vincere il campionato con il Meda. Adesso siamo a metà classifica, perché non siamo partiti bene, ma abbiamo la forza per raggiungere il nostro obiettivo. Devo ringraziare molto i dirigenti che mi hanno aiutato a rientrare in Italia. Prima avevo avuto solo Fascetti e Matarrese che avevano creduto in me, adesso dopo tante persone che mi hanno fregato, sono grato ai dirigenti del Meda. Adesso tocca a me fare il vero miracolo.

 

Qual è la tua condizione fisica dopo l’ennesima operazione (al menisco, ndr)?

Sto bene, per gennaio sono pronto a dare il mio contributo.

Nel tuo futuro vedi ancora la serie A?

Quello è il mio sogno. Ora non sono pronto, ho bisogno di giocare con maggiore continuità. In serie A non si può scherzare. Ho bisogno di ritrovare il ritmo. Devo fare un passo alla volta, solo così posso fare bene. Poi spero che possano cambiare anche le leggi sui giocatori extracomunitari.

Se Cassano ti chiamasse alla Sampdoria…

Non scherziamo… Non sono ancora pronto per giocare a quei livelli.

 

(Luciano Zanardini)

 

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