Il Parma arriverà a Roma con un bagaglio di promesse per il futuro (Galloppa) e vecchie glorie (Panucci). Fa sorridere (anche se non troppo) il pensiero che entrambi i nomi appena citati abbiano un importante passato proprio tra le fila giallorosse. In particolare, i trascorsi romanisti di Christian Panucci non possono passare inosservati, tanto che è lui stesso a ribadire il concetto: “Roma è la mia vita, la mia città, la mia maglia, i miei tifosi, il mio mondo”. Vi sembra poco? Classe 1973, l’attuale calciatore del Parma può vantare un invidiabile bagaglio calcistico: Genoa, Milan, Real Madrid, Inter, Chelsea, per dirne alcune. Ah sì, c’è anche la Roma. E non è una parentesi.
Il difensore nativo di Savona ha vissuto nella Capitale 8 anni intensi collezionando 229 presenze, 20 gol (niente male per un terzino) e innumerevoli soddisfazioni. Soprannominato “Er grinta” dall’onnipresente Carlo Zampa, Panucci ha dato il suo apporto, spesso decisivo, alla difesa giallorossa di cui negli anni è diventato un vero e proprio senatore. Ma è anche andato al gol con una certa frequenza grazie ai suoi colpi di testa vincenti. Da non dimenticare una storica doppietta rifilata all’Inter in coppa Italia. Tutto bello, allora? Sì, ma fino a un certo punto. Il 25 gennaio scorso, in occasione di Napoli-Roma, mister Spalletti decide di non inserirlo tra gli undici titolari. Per quella partita Christian avrebbe dovuto accomodarsi in panchina, cosa che il difensore non accettò, preferendo la tribuna. Un malessere derivato dal fatto che Il ruolo di terzino titolare, anche grazie all’acquisto di Cicinho, non era più garantito e il match in casa partenopea ne fu l’esempio.
"Mi ricordo che una settimana dopo chiamai Rosella Sensi e non mi rispose. E poi non sono più riuscito a parlarle. Se potessi tornare indietro, credo che direi ancora quello che ho detto a Spalletti, e poi però andrei in panchina". L’epilogo della vicenda non fu infatti un vero e proprio happy ending: Panucci inviò una lettera di scuse a tifosi e società. Ma forse era troppo tardi visto che il 30 giugno, giorno della scadenza contrattuale, il difensore non ricevette offerte da Trigoria e fu così svincolato per poi accasarsi a Parma.
Ora c’è un briciolo di amarezza e qualche pensiero a quel che avrebbe potuto essere il suo avvenire nella città eterna. "Ero convinto che avrei chiuso la mia carriera a Roma. Loro mi dicevano spesso che sarei rimasto alla Roma anche dopo, a fare il dirigente." E invece eccolo qui, appassionato trascinatore di una squadra che, almeno per adesso, può guardare i giallorossi dall’alto in basso, con 3 punti di distacco. E lui, in vista di domenica, assicura: "adesso sono a Parma, sono contento di essere qui e difenderò questa maglia fino alla morte". Nonostante il cuore, nonostante i ricordi.
(Marco Fattorini)