ESCLUSIVA CALCIOMERCATO JUVENTUS – Se c’è una cosa chiara nelle vicende turbolente di queste ore in casa Juventus è la posizione dei tifosi bianconeri. L’hanno espressa chiaramente domenica nella gara interna persa con il Catania. Prima uno striscione: «Blanc, Secco, Fassone e Patania e i soldi degli Agnelli volan via». Poi un secondo: «Dilettanti allo sbaraglio», con chiaro riferimento a John Elkann e ai suoi uomini piazzati come presidenti o dirigenti. Infine un ultimo che chiude il ragionamento: «Andrea Agnelli».



Il popolo bianconero chiede a gran voce il ritorno al blasone che la storia della Juventus ha innalzato in questi anni, soprattutto sotto la presidenza dell’Avvocato e del fratello Umberto. Ma, a quanto ha potuto ricostruire ilsussidiario.net, l’arrivo di Andrea Agnelli come presidente è un’ipotesi che, se capiterà, sarà nel medio lungo periodo. La visita di settimana scorsa a Vinovo in compagnia di John Elkann sarebbe stata più di facciata che di sostanza e sarebbe legata alle vicende giudiziarie, nate dopo le dichiarazioni di Margherita Agnelli, che avrebbe accusato Gianluigi Gabetti e l’avvocato Franzo Grande Stevens di aver occultato parte del patrimonio estero dell’Avvocato.



Se le accuse venissero confermate ecco che all’interno della famiglia ci sarebbe un possibile cambiamento negli equilibri interni, con la possibilità che John Elkann venga desautorato nel ruolo di potere al momento nelle sue mani. C’è da dire anche che la Giovanni Agnelli & C., società con cui la famiglia controlla la Exor, è per il 30% nelle mani di John mentre per il 10% in quelle di Andrea.

L’idea nella testa del figlio di Alain Elkann e Margherita Agnelli non è solo quella di tener buone le varie anime che compongono la società, ma di creare una sorta di patto di sindacato che arrivi al 51% e veda all’interno anche la quota del figlio di Umberto. I rapporti tra i due poi, rispetto alle fotografie e alle notizie uscite mercoledì scorso, sarebbero in realtà freddi e distaccati, per usare un eufemismo.



 

Andrea Agnelli rappresenta infatti la vecchia Juventus, quella di Moggi, Bettega e Giraudo, una dirigenza che viene ancora processata e che ha mandato in B la Vecchia Signora. L’ultima sua volta allo stadio è del maggio del 2006. Solo una presenza quest’anno nella partita di addio al calcio di Pavel Nedved. Giraudo poi per Andrea è come un secondo padre e anche questo è un fatto che John non gradisce molto, vista la sua diffidenza con tutto quello che riconduce alla Triade. Ma la paura e il rischio di perdere potere e la contestazione dei tifosi hanno spinto John a chiedere una mano ad Andrea che, forse spinto più dal cuore che dalla mente, si è fatto vedere insieme nella sede di allenamento dei bianconeri.

 

E in tutto questo cosa c’entra Bettega? Bobby gol è senza dubbio un uomo che proviene dalla stessa storia di Andrea e il suo ritorno in bianconero sarebbe il primo passo in vista di quella trattativa che vedrebbe il ritorno di un Agnelli alla presidenza. Ma la vicenda sembra essere anche qui più complessa di quando si sia raccontato in queste ore. Bettega alle 12 di ieri non aveva ancora ricevuto una telefonata da parte di Blanc o Secco che gli dicessero quale fosse il suo eventuale compito in società.

 

Inserirlo in organigramma con il ruolo di direttore sportivo vorrebbe dire epurare Secco. Se fosse invece direttore generale vorrebbe limitare il potere all’accentratore Blanc. Per ora, salvo sorprese, non dovrebbero esserci novità. Andrea Agnelli non sarà presidente nell’immediato e Roberto Bettega non entrerà subito in società. Ai tifosi bianconeri non resta qundi che sfogliare l’album delle figurine di alcune stagioni fa in cui la Juventus vinceva in Italia e in Europa. Ma quella era un’altra società. Ben diversa da quella messa in piedi da John Elkann con Jean Claude Blanc.

 

(Eugenio Monti)