Luciano Moggi in questa intervista esclusiva a ilsussidiario.net racconta i retroscena della Juventus di oggi (accusando la mancanza di un vero progetto e di un ricambio generazionale) e smentisce il coinvolgimento di Andrea Agnelli nel ritorno in società di Roberto Bettega.
Nessuna tragedia, secondo Moggi, sul campionato della Juve, perché i bianconeri sono a una sola lunghezza dal secondo posto, il vero obiettivo di inizio stagione. Sul mercato ipotizza le possibili destinazioni di Pandev (va all’Inter) e Ledesma, anche se critica la sentenza attraverso la quale il macedone si è liberato a costo zero dalla Lazio: «La giustizia non è uguale per tutti». Infine in pieno spirito natalizio spiega ai lettori quanto è stata importante la forza della fede per reggere il peso delle accuse, spesso infamanti, ricevute in questi anni.
Può aiutarci a spiegare cosa sta succedendo alla Juve?
Non lo so, bisognerebbe chiamare in casa Juventus. La colpa non è certo tutta di Ferrara che si è ritrovato giocatori (vedi Melo) che non sono all’altezza della Juve. In Italia l’Inter non ha comunque rivali. Bisogna, però, sottolineare che non è stato operato un rinnovamento di alcuni giocatori, che oggi sono in là con gli anni.
Cioè?
Beh, la carta d’identità parla chiaro. Ci sono dei giocatori che hanno un’età elevata per fare gli sportivi.
Una parte della tifoseria acclama la passata triade. Quanto le fa piacere? Chiaramente è legato ai risultati che abbiamo ottenuto ed alle cose che oggi non vanno. Fa comunque piacere perché è il riconoscimento del lavoro svolto.
Oggi, secondo lei, manca un progetto o semplicemente ci vuole maggiore tempo per fare bene?
Andando di questo passo è difficile fare bene. Ma cosa significa fare bene? La Juventus, nonostante le ultime partite, si ritrova a una sola lunghezza dal secondo posto e, quindi, vuol dire che prima non aveva fatto così male. Potrebbe essere un momento di crisi, non vedo dunque tutta questa tragedia. Del resto la Juve aveva il compito di non perdere il secondo posto dell’anno scorso, perché il campionato si sapeva già in partenza che finiva all’Inter.
Adesso è rientrato un componente della triade. Da più parti l’ingresso di Roberto Bettega è letto come un interessamento diretto di Andrea Agnelli, figlio di quell’Umberto con il quale avete costruito molti successi…
Lo escludo categoricamente. L’attuale proprietà ha cercato di distruggere gli uomini della precedente gestione. Escludo proprio che ci sia un interessamento diretto di Andrea. La visita a Vinovo era un semplice gesto di cortesia, uno scambio di auguri. Non va da tempo allo stadio e non è nemmeno andato all’ultima partita con il Catania.
Se fossero ancora presenti Gianni e Umberto Agnelli, si sarebbe scatenata la caccia alle streghe di calciopoli nei confronti della Juventus?
Assolutamente no. Non si sarebbe scatenata questa campagna contro la Juve.
Oggi alla Juve servirebbe il peso degli Agnelli?
Non lo so. Bisogna domandarlo a loro.
Marcello Lippi ha detto che non si vede come direttore tecnico, lei cosa ne pensa?
Lippi è uno che di calcio ne capisce. Non ho la percezione di quello che farà, credo, però, che Lippi abbia altre cose da seguire. E’ molto richiesto da tante parti e, secondo me, continuerà ad allenare.
Siamo a Natale, quanto è importante avere fede per reggere il peso delle accuse?
Sicuramente avere fede mi ha aiutato molto. Comunque dopo le prime risultanze delle istruttorie si va verso una chiarificazione del tutto.
E’ un po’ più tranquillo?
Io sono sempre stato tranquillo perché non ho fatto nulla e posso andare avanti a testa alta.
In campionato l’Inter sembra avere la strada spianata verso lo scudetto, come del resto lei aveva predetto ad inizio stagione?
Si sapeva già all’inizio, ma da qui a dire che gioca bene…
Ci sono due nomi caldi per il mercato di gennaio: Pandev e Ledesma. Dove andranno a finire?
Fra i due c’è un abisso: uno (Pandev) è un buon giocatore, l’altro (Ledesma) è un calciatore discreto appetito da molte squadre. Pandev va all’Inter. Ledesma può fare comodo alle formazioni che lottano per l’Europa League, non per quelle di vertice.
Cosa ne pensa della sentenza Pandev? Non apre un vulnus nei rapporti fra società e giocatori?
Se vi ricordate io ho preso un anno e due mesi per “violenza” a un giocatore, perché fino a quando non miglioravano le sue prestazioni non gli ho dato lo stipendio per un mese e non gli ho rinnovato il contratto. Con la sentenza Pandev mi viene da pensare che la giustizia non è uguale per tutti. Io non ho dato lo stipendio per un mese, qui qualcuno non l’ha fatto nemmeno avvicinare al campo di allenamento.
Tanti auguri Direttore…
Auguri a voi di buone feste. Voglio che i miei auguri arrivino a tutti i tifosi bianconeri.
Accontentato…
(Luciano Zanardini)