Storie di incredibile normalità. Incredibile perché non accade molto spesso che in due o tre partite un calciatore riesca a far cambiare idea su di sé o, meglio, a farsi conoscere e apprezzare come mai era successo prima. Julio Sergio Bertagnoli, classe 1978, è arrivato a Roma nel 2006, con un curriculum di tutto rispetto: due campionati vinti con il Santos, tante partite all’attivo e la voglia di far bene. Ma, curioso il destino, il suo passato è stato azzerato e, una volta piombato nel gruppo giallorosso, Bertagnoli ha cominciato una lunga gavetta che, ai più, sembrava destinata a fallire. Definito da Spalletti “il miglior terzo portiere del mondo”, Julio Sergio si è subito ambientato allenandosi con professionalità ed estrema pazienza. Una dote, questa, resasi necessaria visto che l’esordio in serie A, per uno che in Brasile giocava da titolare, è arrivato solamente lo scorso 30 agosto in occasione di Roma-Juventus.



Poi, complici anche gli infortuni di Doni, il semisconosciuto brasiliano ha cominciato a farsi apprezzare grazie a prestazioni di altissimo livello: contro l’Inter è stato provvidenziale in diverse occasioni e ,con Bari e Atalanta, non si è comportato diversamente. Ora è arrivata la resa dei conti, ma in senso positivo s’intende. E’ il suo momento e lui stesso se n’è accorto: “io sono rimasto tre anni qua, – ricorda il portiere – ho avuto tanta voglia di giocare ma non ho mai potuto farlo. Adesso penso di aver potuto dimostrare il mio valore però voglio ancora giocare di più, penso che posso crescere e fare ancora meglio”. Grinta e voglia di mettersi in gioco ma anche tanta umiltà e “spirito di servizio” che lo hanno portato a crescere e proseguire nel lavoro silenzioso di questi (anonimi) anni di Roma e Trigoria.



Ora tutti parlano di lui come il nuovo titolare: scenderà in campo per il derby e ci si aspettano grandi cose da uno che ha già dato prova di lucidità e bravura. In ballo c’è poi la questione del contratto in scadenza a giugno 2010 visti il talento e la grinta racchiusi in quell’estremo difensore dal numero 27, non troppo alto, ancor meno capriccioso (al contrario di tanti colleghi), ma con l’intenzione di sfruttare al meglio questo momento, il suo momento. D’altronde proprio lui, due anni fa, aveva profeticamente dichiarato: “tante volte è successo che da terzo portiere si diventa secondo o primo. Anche in due-tre giorni: basta avere un’opportunità, fare bene e non uscire più.” Aveva ragione, Julio Sergio Bertagnoli.



(Marco Fattorini)