Nel mondo del calcio Ottavio Bianchi ha ricoperto tutti i ruoli: giocatore, allenatore, direttore tecnico e presidente. Lontano dai riflettori analizza – ci tiene a precisare da semplice osservatore – il campionato italiano. In questa intervista concessa in esclusiva a il sussidiario.net, Bianchi vede l’Inter inarrestabile in campionato (troppo netto il divario con le altre) e soprattutto apre degli spiragli europei per le nostre squadre. Domani nel frattempo arriva il posticipo fra Inter e Roma e nella gara secca i giallorossi possono infastidire i nerazzurri. Nel passato da allenatore di Ottavio Bianchi, che con il Napoli di Maradona ha vinto scudetto, Coppa Uefa e Coppa Italia, ci sono anche la Roma e l’Inter con alcuni ricordi particolari… Oggi Ottavio Bianchi si diverte di più a guardare il calcio spagnolo e inglese, ma promuove la filosofi dell’Atalanta e del Cagliari, mentre boccia senza appello il Milan
Riparte il campionato, secondo lei lo scudetto è già nelle mani dell’Inter?
Già dalle prime battute si capiva che lo scudetto era nelle mani dell’Inter: la Roma non era partita bene, il Milan non era all’altezza e la Juve avrebbe dovuto ripetere il rendimento dello scorso campionato. L’Inter è la squadra più attrezzata, in Italia è ancora la prima della classe e lo sarà ancora per molti anni.
Domenica sera la Roma può bloccare la capolista?
Nella partita secca la Roma resta «una brutta gatta da pelare». Con le squadre blasonate si è sempre dimostrata forte, quest’anno ha riscontrato più difficoltà fuori casa con le piccole. C’è ancora, però, molta differenza fra le due compagini.
L’Inter, forte in Italia, fatica in Europa…
In Italia è sicuramente la più forte per organico e per fisicità. In Europa il cambio di allenatore non ha giovato: il tecnico nuovo ha bisogno di tempo per dare un’impronta alla squadra.
In campo europeo non abbiamo certo offerto delle belle prestazioni…
Alle squadre italiane è andata di lusso. Ovviamente mi riferisco alla Champions e non alla Coppa Uefa. L’Inter ha enormi possibilità di passare il turno perché una grande squadra come il Manchester non ha saputo segnare. Le porte, se non sono addirittura finestre, della qualificazione sono ancora aperte. Solitamente a questo livello le gare si vincono fuori casa: ma quando, come è successo al Manchester, si hanno 4/5 palle gol bisogna farne almeno la metà. Lo stesso vale per l’Arsenal con la Roma.
Ha destato scalpore anche l’eliminazione del Milan…
Il Milan è stato strutturato male dall’inizio, malgrado l’arrivo di nomi e giocatori altisonanti. Il singolo giocatore non ha mai fatto vincere i campionati.
Anche la Fiorentina non si sta esprimendo ai massimi livelli
Mi ha stupito il netto calo della Fiorentina. I viola sono gestiti bene da un bravo allenatore, che tra l’altro ritengo uno dei migliori. Tutte le squadre che hanno iniziato prima la preparazione hanno accusato segnali di stanchezza.
C’è qualche squadra che la sta divertendo?
Il campionato italiano resta il più difficile, ma non quello giocato meglio. Se voglio divertirmi guardo il calcio spagnolo o inglese. Come piacevoli sorprese penso all’Atalanta, che spende poco e mette in luce i giocatori del vivaio. Questo atteggiamento è sicuramente più vicino alla mia filosofia di squadra: se compri trenta stranieri e vinci hai fatto solamente il tuo dovere. L’Atalanta e anche il Cagliari stanno dando il loro meglio, in parte mi hanno sorpreso. Anche l’Udinese avrebbe potuto avere un ruolo da protagonista, soprattutto per il parco attaccanti, ma ha avuto un vistoso calo.
Nel suo passato da allenatore ci sono anche i colori della Roma con la quale ha vinto una Coppa Italia e ha perso la Coppa Uefa (1991) proprio contro l’Inter. Cosa ricorda di quei momenti?
Sì, ricordo proprio la finale di Uefa persa contro l’Inter, ma quella non la definirei «una partita» e non dico altro.
Con l’Inter aveva fatto un buon campionato, poi l’anno successivo arrivò l’esonero. Il presidente era Moratti. Ha qualche rammarico?
E quanto conta la fiducia di un ambiente? La squadra era in allestimento, poi si è visto che per dieci anni è stata la solita solfa. Certo è importante avere una società alle spalle. Nel calcio ho ricoperto tutti i ruoli e posso dire che è il più difficile è quello di presidente. Il più bello è quello del giocatore, mentre il più intrigante è quello dell’allenatore.
Parlando di Napoli, Reja è a rischio?
Non lo so e non lo posso sapere. Parlo solo di quello che vedo. Luciano Zanardini