Luigi Garzya era a Torino quando Simoni (che lo acquistò) fu esonerato e Camolese iniziò la sua avventura con la prima squadra granata. L’ex difensore di Lecce, Roma, Bari e Torino, ora al fianco di Moriero sulla panchina del Crotone, spiega, in esclusiva a ilsussidiario.net, come Camolese cambiò quella squadra e perché è l’uomo giusto per salvare i granata anche in questa stagione.



Stagione 1999, Simoni viene esonerato e al suo posto arriva Camolese: un po’ di difficoltà e poi 9 vittorie consecutive e la promozione in serie A. Cos’era successo?

Il paradosso è che al Torino fui voluto da Simoni, invece venne esonerato e mi ritrovai con Camolese. E’ un ottimo allenatore, e la squadra era forte, ci ha messo molto del suo e il Toro in quel momento non poteva fare scelta migliore. Allora come adesso, perché Camolese è un grande psicologo, uno che riesce a fare gruppo e a coinvolgere anche a chi non gioca, è la persona giusta al momento giusto.



Cosa disse Camolese per motivare la squadra?

Semplicemente che quella squadra non poteva stare in quella situazione di classifica, e aveva ragione, avevamo una rosa che doveva non vincere ma stravincere quel campionato. Infatti, nonostante le iniziali difficoltà, partita dopo partita, abbiamo fatto il nostro dovere, tutti hanno iniziato a dare il massimo e siamo diventati fortissimi. Lui sicuramente ci ha messo del suo per farci rendere al meglio

Secondo te cos’ha detto oggi nel suo primo allenamento al Toro?

Non lo so. Ma dovrà sicuramente lavorare a livello psicologico. Il livello tecnico del gruppo è ottimo, anche se c’è evidentemente qualcosa che non va, altrimenti non sarebbero in una situazione di classifica simile. Ma Camolese è bravissimo in questi frangenti, riesce a prendere il meglio da tutti i giocatori, soprattutto in situazioni difficili come quella attuale.



In generale, cosa deve fare un allenatore che subentra per dare una scossa, quali corde deve toccare?

Tecnica, tattica, motivazioni, tutti questi aspetti giocano al successo di una squadra. Se il Torino si trova in quella posizione di classifica, al di là del fattore psicologico, di spogliatoio, che noi non possiamo sapere se è unito o meno, di sicuro ci saranno anche degli accorgimenti tecnico-tattici da modificare.

Quali di questi aspetti è più importante?

Devono andare di pari passo. In tre mesi non c’è il tempo di lavorare prima sulla testa, poi sulla tattica…. Ma Camolese si è già trovato in questa situazione, è “vaccinato”.

Conoscendo il Torino, il fatto che Camolese sia uno dell’ambiente può essere la chiave del suo successo?

Non credo, da quando allenava lui è cambiato molto, dai giocatori a i dirigenti, io credo che l’abbiamo preso per un fatto puramente tecnico, perché conoscono il grande valore dell’allenatore.

Il Toro si salverà?

Io me lo auguro ma sarà difficile, come sarà difficile per tutte le squadre ce si trovano in questo momento al lottare per la salvezza. Poi nel calcio bastano 2 vittorie di fila, si veda il Chievo, per togliersi dalla bassa classifica. Comunque è dura, perché vincere in Serie A non è mai facile, nessuno ti regala niente. Va detto che dal punto di vista tecnico sono la squadra più forte tra quelle in lotta per salvarsi.

Guardando la rosa del Torino, da allenatore, su chi punteresti?

Per dare questa risposta bisognerebbe vivere lo spogliatoio, vedere gli allenamenti, essere a conoscenza delle condizioni psicofisiche dei ragazzi. Dall’esterno non ha senso fare una formazione.

Quali sono i tuoi ricordi del Torino?

Indossare quella maglia fa un effetto unico, per la Maratona, per la città, che non è Juventina ma torinista. A Torino c’è un’atmosfera particolarissima, la maglia granata trasmette emozioni che in altre squadre non provi. Io ho vissuto una promozione incredibile e due anni in serie A stupendi.

Poi raggiungeste anche l’Europa…

Arrivammo in Intertoto e partecipammo. Per me fu una scelta sbagliata della società, l’anno dopo infatti retrocedemmo proprio per questo motivo. Quasi tutte le squadre che fanno l’Intertoto l’anno dopo vanno male. Finimmo il campionato e dopo 20 giorni, già a giugno, partimmo per il ritiro…quindi l’anno successivo fu, diciamo, particolare…

Com’è la tua esperienza attuale da allenatore, vice di Morierio, al Crotone?

E’ ottima, al di là del fatto che allenare è già una fortuna, visto che in giro ci sono tantissimi tecnici senza squadra. E’ un’esperienza bellissima, che avevamo provato già lo scorso anno a Lanciano, quest’anno la stiamo ripetendo a Crotone con risultati migliori: siamo a due punti dalla capolista e puntiamo a vincere questo difficile campionato.

Un sogno nel cassetto?

Poter continuare a fare l’allenatore, magari in una serie maggiore.