Giovanni Trapattoni, da Cusano Milanino, è l’allenatore italiano più vincente, senza scordare le vittorie all’estero con Bayern Monaco, Benfica, e Salisburgo. Meno bene gli è andata ai mondiali con la nazionale italiana in Giappone e Corea ed agli europei successivi. Ma, il calcio è come la vita, non sai mai dove la palla ti può capitare, Trapattoni lo sa, e a 70 anni appena compiuti comunque è sempre in panchina più vigoroso che mai.



Recentemente ho visto una sua intervista di quando era al Milan di Rocco ed allora, ventenne, affermava che il lavoro di calciatore è precario e che dopo i trenta la maggior parte degli atleti resta disoccupata. Di strada invece ne ha fatta tanto, ha reso grande la Juve, ha fatto il record di punti in campionato con l’Inter, è andato in terra straniera portando il suo gioco di catenacciaro (così è definito dai suoi detrattori) ma ha vinto anche lì. Grande Trapattoni. E la Tv lo ha reso ancora più grande: indimenticabili le sue dita in bocca per fischiare, i suoi congiuntivi, le sue interviste sconnesse e surreali:



Non compriamo uno qualunque per fare qualunquismo.

Questo mio atteggiamento e’ un attestato. E io ci credo molto perche’ e’ credibile.

È stato esaltato dal programma dei Gialappa’s, Mai dire gol, che appena potevano lo inserivano nella rubrica delle Interviste Impossibili. È diventato un vero e proprio cult poi con la famosa conferenza stampa a Monaco quando, imbestialito con tre suoi giocatori del Bayern, tenne un monologo in tedesco maccheronico picchiando la mano con forza sul tavolo urlando Strunz, che era il nome di uno di questi giocatori sotto accusa, più di una volta.



Una nota azienda di elettrodomestici lo ha poi ingaggiato per uno spot in cui in uno spogliatoio con un tono di voce alto e deciso e sempre picchiando su un piano di una lavatrice esponeva le virtù del prodotto ad una squadra di donne. In un cinema milanese durante la visione del film Il Socio, Tom Cruise scherzava con un edicolante dicendo: Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco e tutta la platea si è messa a ridere ricordando sempre una famosa battuta del Trap ripresa ed amplificata dai Gialappa’s.

Non si è mai vergognato di essere sgrammaticato, ne ha fatto una virtù di simpatia. Non si è mai vergognato di essere cattolico praticante, ai mondiali in Giappone faceva dire la Santa Messa a cui partecipava con Tommasi e Buffon. Ha una sorella suora che prega per lui, ed in panchina ha portato una boccetta di acquasanta. Il demonio Moreno si è messo di mezzo e la Corea del sud ci ha mandato a casa, mentre agli europei 2004 il magico Ibrahimovic con un gol di tacco ci spedì sulla via del ritorno.

Ad una domanda del solito giornalista Rai, che gli faceva notare che l’acquasanta forse non era servita, rispose che, poco dopo averla usata, l’Italia aveva colpito il palo ed era  quindi destino che finisse così. Era cosciente che il destino non lo fa l’uomo, tanto meno un allenatore. Un pomeriggio due ragazzini lo hanno aspettato sotto casa per un’intervista per il giornale della scuola e per nulla scocciato li ha accolti in casa per farsi intervistare. Un allenatore testardo ed un uomo semplice. Ora che allena l’Irlanda ce lo troviamo di fronte come avversario. Non possiamo che tifare Italia, ma un in bocca al lupo al Trap non possiamo non farlo, e… vinca il migliore.