«La gioia di fare un gol sotto la Maratona è un ricordo che non potrò mai dimenticare. Il derby, per il tifoso granata, è l’occasione per fare uno sgarbo ai presunti campioni che vengono aiutati dagli arbitri». Riccardo Maspero, attaccante granata dal 1999 al 2003 e uomo derby il 14 ottobre 2001 (gol del pareggio e “scherzetto” sul rigore di Salas), racconta, in questa intervista esclusiva a ilsussidiario.net, con molta emozione e passione il suo periodo con la maglia del Toro, dove, grazie a Gigi Simoni, risorse come giocatore, dopo un anno ai margini a Lecce. E di quella profezia, fattagli da un amico, che gli disse: «Vedrai Ricky, che gioia proverai quando segnerai sotto la Nord in un derby».



34′ del secondo tempo Juve-Toro 3-2 entra Maspero…

Speravo di entrare prima perché partite cosi speri sempre di giocarle. Ero entrato da 3 minuti: colpo di testa di Ferrante.. nessuno della Juve mi sta marcando e continuo la mia corsa, Buffon devia lateralmente e io mi faccio trovare pronto: con il destro, che non è il mio piede, faccio partire un diagonale. Gol imprendibile.



Una grande gioia…

Un sogno. Avevo un amico che mi disse prima di andare al Toro: «Pensa cosa vuol dire fare un gol sotto la Maratona in un derby». Quella profezia sì avverrò. Una soddisfazione unica, che ti rimane per tutta la vita…

Al minuto 42′ c’è un rigore per la Juve, Salas va sul dischetto e cosa succede?

Rigore di Delli Carri su Tudor. Non ho pensato se ci fosse o meno. Ero arrabbiato e deluso e mi sono detto: «Devo fare qualcosa, devo cercare di disturbarlo».

Lavorando sul dischetto…

Ho scavato il dischetto con i tacchetti per rendere il terreno irregolare. Io sono un rigorista e so che quando vado si va a calciare il terreno attorno al pallone deve essere perfetto. Salas ha trovato la zona del dischetto distrutta, e ha pensato di appoggiare il pallone davanti, sopra la buca, e calciare di collo. Colpendola in quel modo la palla finì in Curva della Juve….



Anche con la maglia della Samp ti capitò di essere determinante in un derby (Sampdoria Genoa 3-2 04/12/1994)

Sono partite che sento in modo particolare e capisci il calore del tifo che la gente ti trasmentte. Ma anche in Cremonese-Piacenza, derby del Po, sono stato determinante. E’ bello essere protagonista, grazie ai tuoi gol, delle gioie dei tifosi.

Ritornando al periodo granata. Simoni ti rilanciò dopo un anno ai margini a Lecce…

Rifiutai il rinnovo del contratto e mi lasciarono fuori per un anno, senza giocare. Fu un periodo difficile ma Simoni mi chiamò in prova al Toro. Sapeva dell’apporto, professionale e umano, che avrei potuto dare. Mi portò in ritiro a provare e naturalmente accettai subito. Torino è una piazza importante con una storia straordinaria: è il massimo poterci giocare. Simoni mi voleva ma dovevo dimostrare cosa valevo per farmi mettere sotto contratto con la società. Dopo una settimana Mazzola e Cimminelli mi proposero il contratto.

Simoni, anche per colpa della mancanza di risultati, fu esonerato e arrivò Camolese.

Camolese trovò i giusti equilibri, inanellando anche una serie di risultati utili consecutivi. Costruì quel Toro che arrivò, nella stagione successiva in Serie A, in Intertoto, salvandosi comodamente.

Un Toro dei ricord trascinato da Maspero…

Battemmo il record di vittorie consecutive (Torino Pistoiese 2-0 gol di Maspero e Artistico) che resisteva dalla stagione 92-93. Ho fatto 8 gol quell’anno. I miei compagni di reparto erano Schwoch e Corrado Colombo. Un attacco forte, con un centrocampo di peso che aveva nomi del calibro di Vergassola, De Ascentis, Asta. Avevamo Garzya e Delli Carri in difesa, Bucci in porta. Una grande squadra ma soprattutto un grande gruppo, perché tra di noi c’era una serenità e un’ armonia che Camolese era stato bravo a creare. Una stagione fantastica.

Poi 2 stagione in Serie A e il declino….

Il primo anno arrivammo in Intertoto. Non mi rinnovarono, ma dopo 2 mesi ritornai al Toro. Cimminelli voleva ripercorrere il cammino della stagione precedente e Camolese mi volle a tutti i costi. Quella domenica vincemmo con il Chievo e l’ambiente tornò sereno. Dopo pochi giorni giocammo con l’Empoli in Coppa Italia. La sconfitta costò la panchina al tecnico. Arrivò Ulivieri e infine Zaccarelli ma retrocedemmo in B. Quella credo sia stata la fine del Torino Calcio. Si era rotto un giocattolo. Questo anche per alcune scelte sbagliate.

Cosa voleva dire per Maspero indossare la maglia granata?

La gente in città, i tifosi ti fanno sentire come uno che ha sempre tifato per il Toro. E’ naturale, è una cosa che senti e ti fai coinvolgere. Se non entri in questo spirito giochi nel Toro come potresti giocare da tutte le altre parti. Ma se entri nella passione del tifoso granata riesci a dare quel qualcosa in più.

Cos’è il derby per un tifoso granata?

Il derby è l’occasione per fare uno sgarbo ai presunti campioni, a chi ha avuto sempre i favori arbitrali, a chi ha avuto altre fortune. Mentre il Toro ha sempre sofferto e nella sofferenza ha costruito la sua gloria

Cosa serve al Toro per vincere sabato?

Deve giocare per vincere da qui fino alla fine del campionato:11 partite facendo più punti possibile. Sabato potrebbe essere la giornata ideale per piazzare il colpo. La Juve ha la Champions 3 giorni dopo e, per quanto ne possano dire i giocatori, loro pensano più alla Champions che al derby. Certo la partita la sentiranno anche loro. Ma se chiedi a un tifoso bianconero «vinci il derby e perdi la Champions» loro ti risponderanno «perdo il derby ma passo in Champions». Il Toro deve essere determinato, concentrato perché i bianconeri avranno la testa altrove. E potrebbe essere la volta buona di rompere quel tabù che dura da più di 14 anni.

Come vedi il Toro di quest’anno?

Il reparto offensivo è buono con Rosina, Stellone, Bianchi. Chi andrà in campo potrà far bene. Gli undici titolari dovranno avere la convinzione e la determinazione di voler far bene. Bisogna avere il coraggio di attaccare la Juve. I bianoconeri traballano in difesa ed è lì che il Toro può affondare. Certo loro hanno giocatori come Del Piero, Amauri, Nedved, Trezeguet, che possono risolvere le partite da soli con un colpo di genio.

Perché un talento come te non è mai arrivato in una grandissima squadra?

La squadra tecnicamente più forte in cui ho giocato è stata la Samp,che puntava a vincere il campionato. Quella stagione fummo eliminati in Coppa delle Coppe dall’Arsenal ai rigori. Giocavo con gente del calibro di Zenga, Ferri, Mannini, Vialli, Mancini… Non sono mai arrivato in una big, forse perché non ho mai avuto qualcuno che ha creduto nei miei mezzi tecnici.

Nonostante le tourneè con l’Inter e il Milan e i complimenti di Capello…

L’estate prima che Capello andasse a Madrid mi portò con lui nella tourneè estiva. Se fosse rimasto in Italia questo fattto avrebbe potuto avere un certo peso. Ma andando a Madrid non poteva certo farmi diventare un giocatore del Real… Al Milan avrei fatto la mia parte come un Gourcuff o un Antonini. Un giocatore che se merita viene preso in considerazione

Hai rimpianti?

Sono contento della mia carriera. Ho raccolto quello che ho seminato. Ho fatto 400 partite tra serie A e serie B, ho fatto gol, esperienze positive in tutta Italia. Non mi lamento. Certo uno spera sempre di arrivare in Nazionale… Ma non tutti hanno questa fortuna. Non ho nessun rimpianto, ho dato il massimo e ho fatto quello che ritenevo giusto fare. Forse non ho vinto niente, ma sono contento così.