Riceviamo e pubblichiamo una lettera firmata da Claudio Morpurgo, avvocato del lavoro e socio di una law firm statunitense, attualmente Sottosegretario alla Presidenza della Regione Lombardia. Morpurgo è stato Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane di cui è ancora Consigliere.

Caro direttore,

Mario Balotelli è un ragazzo di diciotto anni, che gioca benissimo a calcio nella squadra che, da anni, domina il campionato italiano. Mario Balotelli parla con un accento bresciano strettissimo, ha frequentato e frequenta scuole italiane. Gioca nella nazionale under 21 con cui ha fatto vincere il nostro Paese e, probabilmente, sarà un simbolo dell’Italia sportiva per anni e anni ancora. Sembrerebbe la storia da copertina di un “predestinato” che illustra il successo di un giovane italiano di valore. Mario Balotelli, però, ha qualcos’altro di diverso oltre al suo straordinario talento calcistico, rispetto all’italiano medio: ha la pelle scura e, sempre più spesso, quando gioca a pallone, nei vari stadi italiani, è vittima di insulti razzisti. Incredibilmente, questi insulti vengono “attenuati” da chi dovrebbe condannarli perché il ragazzo – si dice -avrebbe un cattivo carattere. Diciamolo, chiaramente, il fatto sportivo non è rilevante in se stesso, non importa che il tutto avvenga in uno stadio, perché lo stesso potrebbe verificarsi ovunque. Ci sono continui riferimenti che ci vengono dalla cronaca a testimoniarlo. Gli insulti a Mario Balotelli, per esempio – ma non solo – durante la recente partita di calcio Juventus-Inter, sono il segnale di una società malata che vive con difficoltà la sfida dell’inclusività sociale. Lo stadio quale simbolo dello stare insieme, il tifo come estremizzata modalità per esprimere il proprio sentire (e, talvolta, il proprio disagio), la conseguente “mediatizzazione”, la componente economica per cui “lo show deve sempre andare avanti”, certamente amplificano questa evidenza, ma non è possibile tacere quello che è uno dei principali drammi della nostra epoca. Siamo in presenza di una sorta di “choc da multiculturalità” che dimostra l’incapacità di governare al meglio un fenomeno che è, invece, positivo: l’incontro tra diverse culture, tradizioni ed identità è fattore di fecondità e crescita per tutti. Non è, in altre parole, un limite, un disvalore. Quello che subisce Mario Balotelli, allora, non può e non deve lasciare indifferenti. Non ci sono attenuanti o scriminanti di sorta. E’ importante che, da situazioni come questa di cui i media parlano copiosamente, si tragga una lezione e si abbia il coraggio di portarla avanti. Il razzismo deve sempre essere positivamente condannato: non può essere subito, non può essere tollerato. A nessun livello. Non confondiamo le regole dettate per disciplinare l’immigrazione, le norme per assicurare sicurezza ai nostri quartieri e alle nostre città, per coprire chi vuole affermare una verità inaccettabile: che avere un colore della pelle non conforme “agli standard italiani”, che avere storie e culture differenti rispetto a una non megli precisata “maggioranza” legittima l’insulto, la discriminazione e l’emarginazione. Non esistono italiani di “serie A” e italiani di “serie B”, perché ogni persona, ogni uomo ha diritto di essere se stesso, di essere fedele alla propria unicità. Questa verità, tra l’altro, ha anche una matrice di carattere religioso, che ogni uomo di fede deve fare propria. L’altro umano è, infatti, una traccia del divino. E questa religiosità non può essere confinata nella preghiera, ma deve diventare una precisa norma di condotta che vale, anche, negli stadi. I Dieci Comandamenti ci insegnano tale verità: “Ama il prossimo tuo come te stesso” è l’atto di nascita dell’umanità e, quindi, dello stare insieme, perché obbliga l’individuo, prima di stabilire una relazione sociale, un io-tu, a comprendere la propria specificità. Perché amare il prossimo come se stessi vuole dire rispettare la reciproca unicità, significa apprezzare il valore delle differenze che tutte insieme arricchiscono il mondo dove viviamo. Mario Balotelli, sabato sera, non ha soltanto segnato un gol stupendo, ma, soprattutto, per quello che ha subito, ci ha indicato la necessità di un salto di qualità, per costruire un’Italia più giusta. Anche quando si gioca a pallone!



Claudio Morpurgo

Leggi anche

SERIE A/ Inter straripante, Juve sempre più in difficoltà e Milan escluso dallo scudettoTURISMO IN MONTAGNA/ L'impatto positivo degli impianti di risalita e l'attesa per la vetrina olimpica