Abbiamo chiesto a Giorgio Terruzzi, giornalista sportivo di Mediaset, di commentare, in esclusiva per ilsussidiario.net, la clamorosa decisione della Ferrari, in guerra aperta con Mosley, di ritirarsi dalla Formula 1 a partire dalla prossima stagione.

Ieri è uscito il comunicato del CDA della Ferrari in cui la casa di Maranello ribadisce che non prenderà parte al mondiale di F1 del 2010 se non cambieranno le nuove norme introdotte dalla FIA. Qual è lo scenario che dobbiamo aspettarci, ora?



Molto complesso. Bisogna vedere cosa farà Mosley adesso… lo scenario più plausibile è quello che si arrivi a una ricomposizione, cioè che la Federazione faccia un passo indietro. Se questo non avverrà, la situazione si farà molto caotica. Anche pensando all’ipotesi che Ferrari e altre scuderie organizzino un mondiale per conto loro. Comunque è tutto molto complicato.



Perché si è arrivati a questo punto?

È in atto una lotta di potere: Mosley ha perso il lume del buon senso e pur di creare un potere al riparo da interferenze di chicchessia e a maggior ragione dai costruttori va allo sfascio, convinto di poter contare sull’ingresso in F1 di una serie di team minori che controllerebbe con più facilità.

Parlando dei costruttori com’è il fronte? Compatto? O dobbiamo aspettarci una fronda da parte di alcuni?

Ufficialmente i team sono compatti: c’è un documento datato 6 maggio 2009, firmato da 10 team su 10 e una sequenza di posizioni espresse da altri team simile a quella della Ferrari. Vedremo poi in questi giorni quanti ne conteremo, La Ferrari si è espressa ufficialmente, la Renault lo sta per fare (mentre pubblichiamo questa intervista è arrivato il comunicato della casa francese, ndr), Toyota e Mateschitz che significa due team importanti e cioè Red Bull e Toro Rosso, si sono espressi anche loro in tal senso. Vedremo in questi giorni quanti saranno i team che seguiranno la linea della Ferrari.



Anche se, la storia di questo sport lo insegna, un conto sono gli intenti, un altro i fatti che seguono…

Certo, i team si sono dimostrati, alle volte, divisi e hanno fatto anche molti errori. Ma adesso il problema è un altro: qui ci siamo spinti un po’ troppo in là con le posizioni ufficiali per cui non c’è tanto margine per i compromessi. Qui, adesso, si andrà al confronto e ci sarà uno che vince e uno che perde. O cambiano le cose o i costruttori dovranno fare per conto loro. In che modo è molto difficile da stabilire, può anche essere che ognuno scelga una strada propria. In ballo ci sono interessi commerciali complicatissimi, ci sono sponsor che hanno pianificato per anni con dei contratti importanti e che si aspettano ritorni adeguati, ci sono i diritti televisivi firmati per diversi anni anch’essi, ci sono i contratti con gli organizzatori dei gran premi…

In tutto questo c’è poi la figura di Bernie Ecclestone, uno che veste un ruolo importante, è lui che gestisce l’immenso flusso di denaro che investe la F1. Che ruolo avrà in questa contesa?

Sarà decisivo. Bernie deve decidere da che parte stare e questo può determinare molte cose. Così come le ha determinate fino ad ora allineandosi a Max Mosley. L’errore della FOTA è stato quello di non coinvolgere Ecclestone fin dall’inizio. Lui rappresenta un fondo d’investimento che è il vero gestore delle fortune economiche della F1 e a questo punto sarà costretto ad una riflessione e cioè che cosa significherà stravolgere non solo quest’anno ma per sempre la storia di uno sport che ha vissuto sulle spalle di alcuni marchi importanti con un seguito importante: se tu vai a fare un granpremio con la Lola o con il team pinco pallo poi non puoi pensare di fare gli stessi incassi che fai con Ferrari o Mclaren. Queste cose lui le dovrà considerare attentamente.

La F1, complice il caos dei regolamenti di questi ultimi tempi, sta perdendo di credibilità. Dopo questa storia, come ne esce la F1?

La F1 è entrata in un tunnel, poi come ne uscirà, come abbiamo detto, è difficile capirlo. La storia dei diffusori, del budget, è figlia di questa situazione: la FIA ha sempre gestito le regole come uno strumento di potere e questo ha creato spesso dei problemi. Del resto, questo sport, bisogna che lo si dica, ha una tale massa di denari in circolazione, connessa, che non si può pensare che venga gestito come se si trattasse di una gara amatoriale di ciclismo. Ci sono delle inevitabili situazioni di compromesso, poi bisogna avere anche un attimo di discernimento… qui assistiamo a continue provocazioni che vanno al di là del buon senso. Il tetto al budget non ha alcuna logica, non può essere controllato: diciamolo, è una fesseria.

Aspettiamo allora la prossima mossa, la riunione che si terrà a Montecarlo…

La prossima mossa deve farla Mosley: deve fare un passo indietro. Se non lo fa, buona notte ai suonatori.

(Maurizio Saporiti)