Si è conclusa oggi la prima delle tre settimane del Giro del centenario. Era annunciato nuvolo con possibili piovaschi, ma il sole oggi ha vinto ed ha ridonato un poco di calore ai corridori dopo il freddo di ieri. Si è partiti alle 12:08 da Morbegno, per l’ottava tappa: arrivo a Bergamo, dopo 209 km e tanti saliscendi spaccagambe. Un sabato affascinante nel suo menu, col Culmine di San Pietro e la Forcella di Bura da affrontare dopo i primi km pianeggianti della Valtellina; poi, tutto il pedemonte bergamasco da attraversare fino al Lago di Iseo, la salitella di Solto Collina, il Passo Gallo e lo strappo a città alta, passando per Porta Garibaldi prima della picchiata finale. Una tappa che assomigliava molto a un Giro di Lombardia nel suo tracciato. Le valli bergamasche, al solito, si sono rivelate esuberanti amanti del Giro d’Italia.



Ovunque paesi addobbati a festa, striscioni e macchie rosa tinteggiavano il percorso e certamente i molti stranieri in gara quest’anno si saranno chiesti cosa diavolo stava succedendo intorno a loro: anche a 100 km dall’arrivo la gente sulle strade incitava i corridori come fossero al traguardo. I primi km dopo la partenza sono affrontati dal gruppo senza troppi scossoni. Poi, tra il 35° e il 42° km una serie di attacchi porta fuori la fuga buona: Gonzalez, Visconti, Vorganov, Tschopp, Pauwels, Ochoa, Vanendert, Petrov, Lopez e Cataldo. I 10 affrontano la salita del Culmine di San Pietro ad un’ottima andatura ma dietro la Lampre e l’Astana, con trenate anche del texano Lance Armstrong, sembrano intenzionate a tenere sotto pressione il gruppo senza lasciare troppo spazio alla fuga. Nella discesa tortuosissima del lato bergamasco del Culmine (chi l’ha fatta sà quanto è pericolosa) Horillo Munoz, mentre si trova in fondo al gruppo, cade. L’unica traccia che resta di lui sulla strada è la bicicletta: nessuno sa dove sia finito perché sotto quel tratto lo strapiombo misura più di 50 metri. Un elicottero lo recupera in vita; al termine della tappa si saprà che ha fratturate una gamba, un ginocchio, delle vertebre e varie ossa del torace. Ma è vivo.



Tutto il gruppo tira un sospiro di sollievo mentre le feste delle premiazioni sono annullate per rispetto verso il corridore spagnolo. Intanto la fuga prosegue: il vantaggio, però, non va mai sopra i 4’: dietro la Lampre prende decisamente in mano la situazione e i 10 al comando, nel lungo tratto pianeggiante che da Sedrina porta al Lago d’Iseo, perdono terreno. Nella salita di Solto Collina Cataldo prova ad andarsene ma è sul Colle Gallo, già nelle prime rampe, che succede l’imprevedibile: Cunego, che aveva fatto lavorare la sua squadra tutto il giorno, parte fortissimo; con lui Pellizzotti, che rilancia l’azione. I due fanno la differenza e subito il varesino Garzelli (che ogni volta che si arriva a Bergamo rinasce), Horner, Arroyo, e Rogers (3° della generale) si riportano su di loro: igrandi della classifica decidono che il Colle Gallo è terreno buono per prendersi a legnate, e cominciano una serie di scatti dietro l’altra. Leipheimer, uomo di punta dell’Astana raggiunge con Boasson Hagen i primi.



Di Luca, col solo compagno Bosisio, controlla. In cima al Colle la Maglia Rosa, con Basso a ruota, perde già 52 secondi. Lungo la discesa davanti tirano a tutta e dietro Bosisio e Di Luca restan calmi, e pennellano la discesa per il gruppo. Poi, Menchov, Basso e Simoni, capisquadra rimasti fuori dalla fuga, mandano davanti alcuni uomini ad aiutare Bosisio. In poco tempo l’attacco della Columbia e dell’Astana è riassorbito. Quando mancano 15 km alla fine il gruppo Maglia Rosa, ormai ridottissimo nel numero, veleggia compatto verso Bergamo. È in quel momento, quando tutti rifiatano dopo quegli attacchi indiavolati, che parte il bielorusso (ma adottato proprio da Bergamo, dove abita) Siutsou. Uno scatto apparentemente senza velleità, ma nessuno reagisce, e allora il bielorusso ci prova gusto e spinge a tutta. Nei successivi km la Liquigas tira senza convinzione (voleva Basso portare il gruppo vicino all’arrivo, senza, però, che il più veloce Di Luca gli soffiasse gli abbuoni?), il vantaggio del fuggitivo sale, e lungo i tornanti che portano a Città Alta la ressa ed i boati dei tifosi ricoprono persino i rotori degli elicotteri che trasmettono la corsa. Di Luca prova uno scatto, ma è poca cosa: ormai Siutsou è imprendibile. Dietro Boasson Hagen vince la volata per il secondo posto, e, al fotofinish, Di Luca batte Rogers guadagnando 8” in classifica generale, dove le posizioni sono rimaste immutate.

(Luigi Crema)