«Non ho mai parlato di screzi. Io non avevo parlato di spogliatoio spaccato, anzi. La mia osservazione era più rivolta allo staff in generale. Quando una società si rinnova così tanto nei ruoli, nelle posizioni chiave, capita che delle persone prima di capire dove tira la nave ci mettano un po’». Piero Bucchi, allenatore dell’Armani Jeans Milano, ci tiene a far chiarezza su alcune situazioni all’interno del gruppo. Loda, in questa intervista in esclusiva a ilsussidiario.net, la figura di Bulleri e analizza la regular season della sua Olimpia. Con un rammarico: «Se non avessimo avuto tutti quegli infortuni…»
Domani iniziano i play off e l’Olimpia si ritrova senza pivot (assenti Sow, Beard, Rocca). Come affronterà questo handicap?
Queste assenze in parte le abbiamo colmate con l’arrivo di Marconato, che è un ottimo giocatore e sarà sicuramente d’aiuto per la squadra. Per l’ennesima volta in questa stagione subiamo variazioni d’organico. Giocheremo con una formazione che non è quella consolidata e che non ha giocato la prima parte di stagione. Siamo purtroppo sempre diversi e questa è la cosa più complicata. Per fortuna ho una grande disponibilità da parte dei giocatori ad adattarsi e in questo momento dobbiamo pensare positivo e non alle sfortune che ci hanno colpito.
Un bilancio. Cosa è andato e cosa no in questa regular season?
Abbiamo giocato con la squadra al completo solo il 33% delle partite tra Eurolega e campionato. Abbiamo avuto periodi segnati dagli infortuni, che non hanno condizionato tanto un singolo giocatore, quanto l’intera squadra. Questa è l’handicap che ci è pesato di più. La squadra però ha avuto la forza nervosa di reagire alla situazione negativa. Quando siamo stati al completo, abbiamo centrato anche la striscia di 8 vittorie consecutive e alcune vittorie in Eurolega. Il lavoro e la continuità hanno così pagato. La sesta posizione è un po’ meno di quello che avremmo voluto, ma se si considera che a tre giornate dalla fine eravamo alla pari di tutte le altre… Il nostro rammarico è per come è andato l’inizio dell’anno, non per la fine.
Cosa manca alla sua squadra, capitolo infortuni a parte, per essere spumeggiante come la sua Napoli?
Ogni allenatore si deve adeguare ai giocatori che ha. A Napoli eravamo spumeggianti perché avevamo giocatori con molti punti nelle mani, che lo permettevano. Avevamo 90 punti di media nel mio primo anno e abbiamo fatto buone annate, compresa l’ultima: seppur nel “casino” generale abbiamo sfiorato i play off. Le caratteristiche dei giocatori permettono un certo tipo di gioco. Non vuol dire avere giocatori migliori o peggiori, ma avere solo giocatori con caratteristiche diverse.
L’impressione è che ci fossero alcune assonanza con la sua Napoli. Greer simile a Price, Rocca pivot…
No, stiamo parlando di giocatori diversi. Greer era un player da 20 punti a partita e questo gli ha permesso la chiamata in Nba. Avevamo un 3 che era Morandais, un po’ “pazzerello”, ma di assoluta qualità. Squadre diverse, con solo qualche piccola somiglianza. Con l’arrivo di Price la squadra ha avuto un rendimento positivo: ha corso di più, è migliorata nelle percentuali d’attacco, passando da 74 a 81 punti di media. Il suo arrivo ha dato sicuramente un po’ di brio in più a tutto il gruppo.
Contro Siena si ha avuto l’impressione che quando è uscito il play (Vitali) la squadra abbia girato meglio? Deluso da Vitali? Manca un vero play?
Dal punto di vista tattico e mentale sicuramente è mancato un play vero e veloce come poteva essere Greer a Napoli. Con questo non so dire se Vitali abbia giocato meglio o peggio. Sono giocatori non paragonabili, con caratteristiche diverse.
Alcuni criticano il fatto che lei non sia riuscito a dare un’impronta di gioco alla squadra Cosa replica?
Una squadra che non ha gioco non arriva ai play off e non fa 8 vittorie di fila. Purtroppo il non gioco è stato il frutto delle troppe assenze. Se, ad esempio, paragoniamo i nostri infortuni con quelli patiti da Teramo possiamo tranquillamente capire perché loro sono arrivati terzi.
Dopo la sconfitta di Roma lei ha commentato che «la Lottomatica aveva più fame di noi». Una frase che ha suscitato malumori nella tifoseria milanese. Vuole spiegarsi meglio?
Evidentemente non mi sono spiegato bene. Sicuramente avevamo la stessa voglia e “fame” di Roma. I giocatori avevano tutta la voglia di far bene e ci hanno messo il massimo impegno. La colpa è mia che mi sono espresso male.
Tutti risolti gli screzi all’interno dello spogliatoio?
Nessuna ha parlato di screzi. Io non avevo parlato di spogliatoio spaccato, anzi. La mia osservazione era più rivolta allo staff in generale. Quando una società si rinnova così tanto nei ruoli, nelle posizioni chiave, capita che delle persone prima di capire dove tira la nave ci mettano un po’. Non ho detto che fosse qualche giocatore.
Qualcuno, infatti, aveva interpretato che fosse Bulleri l’uomo che “remava contro”….
E si sbagliava! Bulleri ha avuto un comportamento corretto e perfetto nei confronti di tutti. Anzi lo ringrazio pubblicamente per quello che ha fatto per l’Olimpia e gli rinnovo la mia stima. Alla fine, la cosa più importante è che tutti abbiano capito dove tirava la nave e quando questo è successo, a metà dell’anno, abbiamo fatto 3 vittorie di fila. Il gruppo è sempre stato il nostro punto di forza, soprattutto nei momenti critici.
Amareggiato per la retrocessione della Fortituto?
Da bolognese mi dispiace non vedere il derby e spero possa risalire subito in A1. Un pubblico, quello fortitudino, caldo, attaccato e sempre vicino alla squadra. Sono dispiaciuto per quello che è successo anche se ho lavorato per la Virtus. Sono molto rattristato per come è finita una delle realtà più prestigiose della nostra pallacanestro.
(Eugenio Monti)