Due mesi senza vittorie. Sembra essere questo apparentemente il motivo che ha portato all’esonero di Claudio Ranieri. Apparentemente. Il buon pareggio con il Milan a San Siro aveva salvato in extremis il tecnico romano, le cui quotazioni erano in costante discesa prima di crollare definitivamente dopo l’Atalanta. Lo straripante successo con la Roma era solo un lontano ricordo e poi via via sono arrivate prestazioni imbarazzanti. Si sa che in questi casi il primo a pagare è l’allenatore e così è stato anche a Torino. La soluzione è insolita nella storia della vecchia Signora, ragione in più per pensare che siamo al cospetto di una società non all’altezza. Fino alla gara con l’Atalanta la dirigenza, dopo un mese di quasi totale silenzio, aveva rassicurato il mister con la formula magica del «a fine stagione si tirano le somme». il rischio di passare in Champions attraverso i preliminari ha spaventato, purtroppo per Ranieri, la società. Fin qui niente di male. Restano, però, sul tavolo alcune considerazioni che prendono in esame l’attendibilità della presidenza. La prima analisi chiama in causa la tempistica. Sarebbe stato opportuno, se convinti delle proprie ideee, procedere prima e non aspettare invano le dimissioni di Ranieri. C’erano, inoltre, delle concrete possibilità di mantenere il secondo posto, meritato per quanto fatto vedere fino a poco prima della partita con la Roma. Ritorna anche prepotente l’accusa per l’incontro tra Blanc e Lippi, un rendez-vous che ha creato non pochi problemi. Le smentite hanno tardato ad arrivare. Il terzo punto verte sui giocatori: è, forse, possibile che la squadra si sia sciolta così facilmente? Dove è finita la compagine che per buona parte della stagione aveva insidiato l’Inter? Dove è finito l’orgoglio dei giocatori? Giusto ricordare che stiamo parlando di campioni con una provata esperienza. Sarà un caso ma la crisi è incominciata quando, perso Sissoko per infortunio, sono tornati a disposizione Camoranesi e Trezeguet. I due si sono lamentati più volte: il primo ha collezionato espulsioni, il secondo una manciata di minuti sul terreno di gioco. Nel frattempo Ranieri si è ritrovato un uomo solo al comando, tradito nel momento più difficile dai suoi giocatori. Spiace dirlo ma in questo caso anche Alex Del Piero non ha mostrato la stoffa del campione: il bene della squadra deve venire prima di quello del singolo. Pinturicchio non gradendo alcune scelte ha manifestato una certa insofferenza, che ha poi preso piede nello spogliatoio. Adesso, però, una società seria metterebbe alle strette i suoi giocatori: o si vincono le due ultime sfide o per la prossima stagione si rivedono alcuni contratti e si valuta la possibilità di alcune cessioni illustri.
(Luciano Zanardini)