Kakà è di nuovo vicino al Real Madrid. Florentino Perez è tornato alla carica e il Milan non è più tanto sicuro di trattenere il suo gioiello. La base della trattativa è di 80 milioni di euro, qualcosa in meno rispetto a quanto aveva offerto l’inverno scorso il Manchester City. Ma il Real non è il City e stavolta anche Kakà non dovrà pensarci a lungo. Due giorni fa, il Pallone d’Oro 2007 aveva detto: «Io resto al Milan, ho un contratto fino al 2013 e non c’è niente da aggiungere. D’ora in poi spetterà al Milan parlare della mia situazione che è indipendente da quello che succederà ad Ancelotti. Io resto al Milan a meno che la società non decida di aprire una trattativa oppure se le sue ambizioni non sono più in sintonia con le mie». La speranza dei tifosi rossoneri è che le ambizioni siano sempre le stesse: se Kakà punta al massimo, che lo faccia anche il Milan. Ma certo, senza il suo fenomeno, senza il capocannoniere dell’ultima Champions finita nella sala dei trofei in via Turati, sarà più difficile raggiungere di nuovo quei traguardi.
MILANO- MADRID – Il Milan reinvestirà buona parte dei soldi che arriveranno dal Real Madrid, ma la perdita di Kakà sarebbe pesante non solo da un punto di vista tecnico. La notte in cui Ricky rinunciò al Manchester, Silvio Berlusconi passò da una televisione all’altra per celebrare la grande notizia. Una mancata cessione era diventata un colpo straordinario sul piano mediatico, da sbandierare come un successo economico e strategico. Adesso però il Milan sta per rinforzare una concorrente alla conquista della Champions League, sta per dare a Florentino Perez l’arma ideale per riportare il Real vicino al Barcellona, straordinario protagonista del calcio spagnolo e internazionale. Dopo un anno trascorso fra grandi, insopportabili delusioni, il popolo madridista potrà contare su un grande acquisto per rimettersi in sesto. Lo stesso non potrà pensare il popolo milanista. Kakà era entrato nel suo cuore, dopo l’addio di Maldini voleva la fascia di capitano per riportare il Milan vicino all’Inter, adesso però il rischio che la squadra diventi più povera è fortissimo.