Caro direttore,
Ebbene sì: sono tifoso del Toro. Non sono per nulla imparziale, non me ne frega niente di essere corretto nel modo di parlare, non voglio difendere il fair play, non intendo sopportare ulteriormente le tante prediche dei mezzi preti falliti da tv, che si stracciano le vesti per la rissa a fine partita. Ma soprattutto non ne posso più di una cosa: che nessuno si indigni, tranne noi torinisti, di quello che sta accadendo al Toro. È dall’inizio del campionato che ne stanno combinando una più del diavolo per mandarci in B. I gol annullati non si contano; i rigori non dati non parliamone. E adesso vengono a farci le prediche perché abbiamo perso le staffe a fine partita, pugnalati dai falsi amici del Genoa (cui spero spetti un posto d’onore nel Cocito che a loro roda il cranio qualche novello conte Ugolino!); loro sì, bravi, hanno usato fair play, si sono impegnati fino in fondo garantendo “vero sport”. Poi chissenefrega se Thiago Motta provoca la panchina granata col ditino indice davanti alla bocca.
Cosa diranno adesso, i soloni della correttezza in campo, di fronte alle squalifiche comminate dal giudice sportivo? Nulla, ovviamente. Tutto giusto, meritata punizione. Nulla da eccepire su un portiere del Genoa che afferra in un placcaggio da rugby un giocatore del Toro e non si piglia neanche cinque minuti di squalifica? Nulla, ovviamente. I santi del Genoa si sono impegnati in partita, e questo li purifica da ogni peccato successivo.
Non c’è pace, per noi granata. A pochi giorni di distanza dal sessantesimo anniversario della tragedia di Superga continuiamo ad essere sbeffeggiati da un mondo calcistico, un po’ corrotto e un po’ moralista (il che è peggio), che oramai ci sta troppo stretto. Nelle ultime partite una serie di incredibili vantaggi arbitrali per il Bologna e di strane compiacenze da parte delle altre squadre (a proposito: perché il Genoa non si è altrettanto impegnato con loro qualche domenica fa?) hanno portato alla salvezza della capitale del progressismo ulivista. Forse l’imminente scadenza elettorale nel capoluogo emiliano ha scaldato qualche strano interesse, di quelli che noi poveri inquilini di serie B della città della Mole nemmeno potremo mai sperare.
Comunque la dignità, noi, ce l’abbiamo. Usiamola fino in fondo: accettiamo veramente la provocazione di andare in campo domenica con l’intera Primavera. Facciamogli vedere che noi apparteniamo a un altro mondo.
(Enea Silvio Piccolomini)