Oggi, 30 maggio 2009, ricorre il 15° anniversario della morte di Agostino Di Bartolomei, storico giocatore e capitano della Roma degli anni ’80, vincitrice dello scudetto nel 1983. Abbiamo chiesto a Luca Di Bartolomei, figlio dell’indimenticabile Agostino, in esclusiva per il sussidiario.net, un ricordo di suo padre, uomo correttissimo, dentro e fuori dal campo, una figura di cui si sente la mancanza nel calcio di oggi.
Luca, oggi si celebra il 15esimo anniversario della scomparsa di tuo padre, l’indimenticato Agostino Di Bartolomei, grande capitano della Roma scudettata del 1983. Cosa ti manca di più di lui, e quali insegnamenti ti ha dato?
Ho perso mio padre a dieci anni, e di lui mi manca tantissimo la sua tenerezza, il suo affetto. Mi accompagnava a scuola sei giorni su sette, perché ci teneva tantissimo alla famiglia. Mi ha insegnato che nella vita, qualsiasi lavoro uno svolge, deve farlo sempre con dignità ed umiltà.
Nella sua carriera da giocatore ha subito una sola espulsione. Rispettava gli avversari e aveva un buon rapporto con gli arbitri. Quanto manca uno come lui al calcio italiano di oggi?
Penso che un po’ manchi al calcio italiano. Lui sapeva che con il suo lavoro molta gente, molti ragazzi, lo guardavano come esempio, per questo ha sempre ripettato tutti. Ma sono convinto che in Italia il calcio possa ancora migliorare. Pensiamo a mercoledì sera, la finale di Champions League a Roma, una partita bellissima, correttissima, con un grande signore (Guardiola), che a fine partita ha dedicato questa vittoria al calcio italiano, alla città di Roma, che ha accolto in maniera stupenda questo evento, e a Paolo Maldini, altro grande giocatore.
Da questo punto di vista, vedi qualche giocatore che possa somigliare a lui?
Ho citato prima Guardiola e Maldini, due esempi di grandi campioni che in campo hanno sempre dato il massimo, non usando mai gesti volgari. Pensate a Paolo (Maldini), ha dato un esempio di signorilità, non rispondendo con nessun gesto alla contestazione dei tifosi. Non voglio sembrare presuntuoso, ma spero che ci possano essere molti giocatori come mio padre, per questo mi viene in mente anche Damiano Tommasi, uno che con mio padre non ha giocato, eppure ha incarnato lo stesso spirito.
Giorgio Tosatti, grande giornalista scomparso qualche anno fa, lo aveva definito “un campione troppo solo”. Sei d’accordo con questa affermazione?
Guarda, Tosatti e mio padre erano grandi amici, si stimavano molto. Io ho spesso visto papà come una persona timida, riservata, ma con tanta voglia di essere allegro, e sembra strano dire queste cose da una persona che si è suicidata. Per questo sono sicuro che Giorgio (Tosatti) sapesse raffigurare meglio di me “Ago” (lo chiama così, come fanno tutti i tifosi della Roma, ndr).
Tuo padre è stato un idolo dei tifosi della Roma e della Salernitana, che ancora oggi lo ricordano con emozione. Come spieghi tutto questo affetto nei suoi confronti?
Mi inorgoglisce tutto questo, i tifosi hanno sempre voluto bene a mio padre. Ogni tanto, quando conosco delle persone, molti di loro si soffermano sul mio cognome chiedendomi se fossi parente di Agostino. Spesso timidamente mi dicono che grande persona e giocatore fosse Di Bartolomei. Questa cosa mi rende molto felice.
Durante la festa degli 80 anni della Roma, è stata ricordata la figura di tuo padre. Non pensi che in passato qualcuno della società giallorossa, o qualche suo ex compagno, avrebbe potuto aiutarlo nel periodo più difficile?
Nel calcio, come in ogni ambiente della vita, ci sono persone perbene ed altre no. Ma non voglio fare polemica, anche perché io sono un tifoso giallorosso (sfegatato tifoso di Francesco Totti, ndr). Mio padre amava i colori giallorossi e la società, avrebbe voluto restare in “famiglia”, ma forse allora non era ancora arrivato il momento giusto per un passo del genere. Oggi sono sicuro che le cose andrebbero diversamente, anche se attualmente la società vive un momento di difficoltà economica. Spero che la Roma possa ritornare a vincere e avere momenti migliori.
Come vorresti che fosse ricordato tuo padre dal calcio italiano?
La gente si deve ricordare di una persona, di un calciatore che in campo ha sempre dato tutto, con rispetto, dignità, altruismo.
(Claudio Ruggieri)