Quest’anno, ancora una volta, la lotta salvezza è senza dubbio emozionante, con ben quattro squadre in tre punti, dalla Reggina ultima in classifica, al Torino quart’ultimo, senza contare il Chievo, anche se la formazione di Di Carlo ha ben 6 punti di vantaggio sul Bologna, terz’ultimo. Abbiamo chiesto a Carlo Mazzone, 792 panchine in A, cosa ci vuole per avere lo “spunto” vincente in questi frangenti.
Mazzone, lei è un esperto della lotta per la salvezza: cosa ci vuole per non retrocedere?
Premetto che è un tema caldo, perché la lotta per la salvezza è difficile, ed a me non piace fare come qualche mio collega, che è fuori dalla mischia e va in televisione a fare il saccente. In questa lotta noi allenatori siamo stressati, ci sentiamo addosso grandi responsabilità, perché dobbiamo cercare di gestire la situazione con molta serenità e trasmettere tranquillità. I giocatori non sono degli imbecilli, sanno quello che si giocano, fanno le tabelle. Conta molto avere giocatori di grande esperienza. E’ un gioco micidiale perché bisogna essere bravi e fortunati, ma soprattutto occorre vincere.
A Bologna si vive un’aria di tensione, tra l’aggressione verbale alla moglie di Volpi, la lite tra Mudingayi ed i tifosi. Sembrano segnali chiari…
Non so cosa sia successo in particolare a Bologna, però questi sono episodi che possono capitare, perché sono momenti di grande tensione. Ci sono quattro squadre in tre punti, con il Chievo che ha un vantaggio sostanzioso ma comunque non può dirsi fuori dalla lotta, anche perché la situazione si è fatta più complicata, soprattutto con la vittoria della Reggina sul Bologna, o con il pareggio del Lecce sul campo della Juventus.
E domenica ci sarà lo scontro diretto Torino-Bologna…
Noi possiamo anche fare pronostici ma tutto è imprevedibile, chi si aspettava, per esempio, la vittoria della Reggina in terra emiliana? Adesso poi inizia a fare caldo, quindi il fisico potrebbe risentirne, possiamo dire che chi sta meglio fisicamente potrebbe spuntarla, ma onestamente, delle quattro squadra coinvolte, non so chi è nelle migliori condizioni da questo punto di vista.
Proprio il Torino, dopo l’arrivo di Camolese, sembra aver ritrovato il famoso “cuore” Toro. Pensa che il cambio di allenatore potrà essere l’arma in più dei granata nella corsa salvezza?
Un po’ tutte le squadre coinvolte nella lotta per non retrocedere hanno cambiato allenatore. Io dico che non sempre cambiare tecnico è la medicina giusta, e parlo in generale, non solo per la lotta salvezza.
Il Toro sembra avere la rosa migliore…
Questo lo diciamo noi, ma bisogna vedere se è vero. Il Bologna ha un organico all’altezza della situazione, così come il Lecce e la Reggina, per questo sarà una lotta fino all’ultimo.
A Torino c’è stata contestazione nei confronti della squadra granata. Non pensa che avere i tifosi contro possa essere uno svantaggio in questo momento?
In questo momento la tifoseria intelligente trasmette serenità e tranquillità ai giocatori. Contestare la squadra non è il sistema migliore, perché i giocatori vivono con grande attenzione quello che succede intorno a loro, e caricarli si stress ulteriore non è certamente la soluzione più adatta.
Lei è stato allenatore di Bologna e Lecce, con cui è riuscito ad ottenere parecchie salvezze…
Sì, sono state esperienze positive, anche se con il Bologna una volta sono anche retrocesso dopo lo spareggio contro il Parma. Anche se poi in quell’occasione tutti hanno visto il Bologna è retrocesso, lo hanno visto tutti ed io in prima persona.
A quattro giornate dal termine non pensa che ci possano essere delle partite “strane” sotto l’aspetto del risultato?
Io non ho mai pensato questo, ho sempre vissuto il calcio con serenità e serietà. Non ho mai vinto scudetti, ma nessuno ha mai potuto dire qualcosa contro la mia onestà, non ho mai fatto sconti a nessuno o chiesto favori a qualcuno. Ma ho letto delle intercettazioni telefoniche da brividi quando sono stato convocato a Napoli dalla Procura, non posso dire nulla, ma erano sconvolgenti.
Si è sempre parlato di un Carlo Mazzone difensivista, è vero?
Sono solo chiacchiere. Io al Bologna giocavo con il 4-2-4, sono arrivato alle semifinali di Coppa Uefa giocando a calcio. Andassero a vedere come giocava il Brescia con me, o l’Ascoli che allenai io. Io giocavo un calcio che, voglio sottolinearlo, lo fanno adesso nei più grandi club europei, un calcio basato sul possesso palla, sulla circolazione del pallone, perché in campo avevo gente come Baggio, Signori, Guardiola, Toni, Matuzalem, tutti giocatori con grande qualità, è logico che in altre occasioni, quando non avevo tanta tecnica in campo, ho giocato un calcio difensivo.
Non può mancare una domanda sulla “sua” Roma: da dove nascono i problemi dei giallorossi?
I problemi della Roma sono due: ha subito tanti problemi fisici, sono stati colpiti i giocatori più tecnici della squadra, ed inoltre ha dei problemi difensivi, perché prende troppe reti. Quindi non sono problemi di spogliatoio o altro, perché il campo dice tutt’altro
Ma Carletto Mazzone ha smesso di allenare o ha ancora voglia di buttarsi nella mischia?
(Ride). Mazzone in questo momento è a riposo, a 72 anni mi godo la vita del pensionato, però non mi piace dire che ho smesso. Porta male…
(Claudio Ruggieri)