Cinquanta giorni di trattativa. «Quelli del Barcellona alzavano sempre il tiro e la cifra». Corrado Ferlaino e Antonio Juliano, presidente e direttore generale del Napoli appena scampato alla retrocessione in B, non si amavano troppo però ce la misero tutta per vincere il braccio di ferro e acquistare Diego Armando Maradona, il fuoriclasse argentino che aveva rotto con il Barca dopo due campionati, l`infortunio, le polemiche con i dirigenti e i tifosi. Cinquanta giorni di aspri colloqui nella sede del Camp Nou e nell`ufficio del vice presidente Gaspare, al piano più alto dell`Hotel Princesa Sofia. E poi l`annuncio, arrivato il 30 giugno 1984.
Un quarto di secolo fa. Maradona al la noti- zia che fece il giro del mondo e impazzire la città tre anni prima della festa per lo scudetto. Tredici miliardi e mezzo di lire al Barca, che era sospeso tra il desiderio di trattenere Diego, diventato però ingombrante come il suo clan, e incassare un`altissima cifra in caso di cessione. Juliano e un gruppo di consiglieri del Napoli trattavano in Spagna, mentre Ferlaino faceva la spola tra Palazzo San Giacomo e via Toledo, sede del Banco di Napoli. «Si mobilitò la città in quei giorni: tutta Napoli volle l`acquisto di Maradona».
Anche Vincenzo Scotti, il sindaco, e Ferdinando Ventriglia, il direttore generale dell`istituto che offrì la copertura finanziaria per la clamorosa operazione, cominciata molto casualmente. Pierpaolo Marino, direttore sportivo dell`Avellino, fu contattato per un`amichevole di lusso al Partenio dagli agenti Luis Minguella e Ricardo Fujca. Gli dissero anche: «Maradona potrebbe lasciare il Barca, a chi interesserebbe in Italia?». Marino, che da bambino era stato conquistato dalle magie di Sivori al San Paolo, chiamò il Napoli. E cominciò la trattativa. Serrata e affascinante, con colpi bassi e colpi a sorpresa. Sembrava tutto finito, la mattina del 30 giugno, ultimo giorno per depositare i contratti in Lega. Juliano già pensava a Hugo Sanchez, però all`improvviso il Barca contattò il dg del Napoli. Ferlaino consegnò negli uffici della Lega una busta vuota e volò in Spagna per le firme e la stretta di mano con Maradona.
Poi tornò a Milano e grazie a una compiacente guardia giurata sostituì la busta: depositò quella buona, quella con il contratto di Diego, che venne presentato cinque giorni dopo al San Paolo, dove s`erano radunati sessantamila tifosi. «Buonasera napolitani» e quel ragazzo in tshirt celeste sentì l`urlo d`amore della città che avrebbe incantato fino al `90, l`anno del secondo scudetto. Poi la cocaina, il baratro, l`addio. La storia che si aprì con una festa di popolo sarebbe finita cori una fuga nella notte.