Quante volte ho cantato “il Testamento del Capitano” quel magnifico canto dove l’alpino divide in 5 pezzi il suo corpo per darlo alle cose e alle persone più care. Oggi, alla notizia ufficiale del passaggio di Kakà al Real Madrid, ho avuto la netta sensazione di partecipare al primo atto del testamento, non del Capitano, ma del presidente Berlusconi. Ormai ne sono certo. Tutto è iniziato con la scelta di Leonardo. Ripeto la scelta di Leonardo, non la partenza di Ancelotti. Sì, perché di solito via un allenatore se ne prende un altro. E così all’inizio ci sono cascato. Invece mi è bastato riflettere, mettere insieme due immagini e qualche frase presa qua e là per capire che Leonardo non sarà l’allenatore ma il LIQUIDATORE del Milan.



Silvio l’ha fatto crescere in questi anni nella culla della Fondazione Milan, che tanto bene fa ai bambini del mondo, ma il vero scopo era un altro: pianificare l’uscita del presidente avendo ripianato i debiti e avendo costruito una squadra dal valore patrimoniale abbordabile. Dare via il primo pezzo è stata una mossa perfetta: 2 piccioni con una fava. Ripiana e abbassa il valore patrimoniale e questo stimola chi deve comprare. Poi i prossimi pezzi saranno Pirlo e Seedorf (su quest’ultimo nulla da dire), ma anche Gattuso è sulla lista. Ma sarà l’ultimo pezzo, come nella canzone, il più straziante: Pato. Forse non quest’anno ma sicuramente il prossimo. Oggi sono in vena di canzoni e un’altra che ben descrive la situazione mi torna in mente: a breve andremo a vedere sul palcoscenico milanista “finisce così questa favola breve se ne va, se ne va….”.



Si è finita, la favola del Milan stellare è giunta al suo termine. I protagonisti però non se ne vanno tutti insieme come sono arrivati, in pompa magna su l’elicottero Presidenziale all’Arena di Milano, ma a uno a uno come nella scena finale di Jesus Christ Superstar. Sono passati 21 anni da quella domenica dove un tifoso dietro l’inferiata che divideva la tribuna dalla panchina tirò un cuscinetto, non potendone più del calcio soporifero di Liedholm, facendo scatenare tutta la tifoseria, al punto che di lì a poco Capello lo sostituì. Ma lui fu solo il Battista del calcio, colui che doveva annunciare la venuta del maestro Sacchi. Il suo non era calcio ma frazioni di eternità strappate al paradiso.



Allo stadio si andava per vivere il “centuplo quaggiù”. Chi li ha vissuti non li dimenticherà più, certo che non potrà più rivederli, né lui, né i suoi figli, né i figli dei suoi figli. Una cosa sola: vogliamo che si faccia presto, le lente torture indiane erano le più terribili da sopportare. Silvio il Milan non è la riforma delle pensioni, tagliaci e non pensarci più. Torneremo sulla terra e ricominceremo il nostro faticoso pellegrinare come prima della tua venuta, ma portando nel cuore la storia. Si, perchè il calcio non è né futuro né presente, è solo ricordo.

(Frank Machine)