Francesco Totti con la Roma fino al 2019. O meglio, almeno fino al 2019. Tutto è (quasi) pronto per la firma. Anzi, la doppia firma. Doppio contratto, per il capitano: fino al 2014 come calciatore e nei cinque anni successivi come dirigente.

Un dirigente atipico, si dice. Perché Francesco, che mai e poi mai farà l’allenatore, non vuol essere né direttore sportivo né direttore tecnico. Una via di mezzo, se mai. Più in campo (o sui campi) che dietro ad una scrivania, comunque.



Il calciatore Totti firmerà nelle prossime ore fino al 30 giugno del 2014 in cambio di uno stipendio di circa 5 milioni di euro netti a stagione. Rispetto all’attuale contratto, il capitano farà alla Roma uno sconto di circa 800 mila euro netti l’anno che, moltiplicato per cinque anni, significa togliersi dal conto in banca 4 milioni di euro, otto al lordo per la società. Il capitano continuerà ad essere proprietario al cento per cento dei suoi diritti di immagine.



A Riscone di Brunico, Francesco era stato chiaro: «Andrò avanti anno per anno, e se dovessi rendermi conto di non poter onorare contratto e stipendio getterò la spugna», le sue parole. Come dire: non ho alcuna intenzione di rubare una lira alla Roma.

Quanti storcono il naso di fronte a cifre così importanti per un giocatore di 33 anni a settembre, probabilmente dimenticano che Totti, esattamente cinque anni fa, luglio 2004, convertì in azioni della Roma due stipendi mensili e un premio, totale un milione e mezzo di euro, per partecipare alla ricapitalizzazione della società, dopo aver prestato la propria immagine per la campagna pubblicitaria della sottoscrizione e dopo aver acquistato per conto proprio altre azioni per circa 300 mila euro. E, ovviamente, dimenticano pure 539 partite e oltre 200 gol esclusivamente con la maglia della Roma.



La firma sul secondo contratto, quello da dirigente, arriverà in contemporanea con l’altra: le due parti stanno ancora definendo gli ultimi dettagli (contratto privato, non da depositare in Lega), ma l’accordo anche sotto questo aspetto è totale.

(Fonte: Il Messaggero)