Giuseppe Papadopulo inizia oggi contro la Fiorentina la sua seconda stagione alla guida del Bologna. E in questa intervista analizza il lavoro di queste settimane e i segreti per salvare, anche quest’anno, i felsinei.
Mister Papadopulo, Lei è sempre stato un allenatore attento, ha sempre curato anche il minimo dettaglio, a questo punto credo che sarà in possesso non semplicemente di una raccolta di schede tecnico- tattiche, ma di una vera e propria enciclopedia. Il Bologna attuale si rapporta bene alle strategie da Lei studiate?
L’esperienza conta moltissimo per un allenatore, le schede tematiche e tattiche nascono da episodi concreti, sono sempre utili, ma è assolutamente necessario tener presente che non bisogna mai costringere i calciatori ad adattarsi alle proprie strategie, solo rapportando le tattiche studiate alla squadra, si ottengono buoni risultati.
Spesso il calcio italiano, soprattutto quello di serie A, negli ultimi decenni si è affidato ai nomi altisonanti di calciatori stranieri, per attirare sponsor, media e pubblico. Si spende moltissimo, di sovente le cifre sono davvero scandalose, mentre una buona squadra la si può costruire anche con talenti non tanto ‘pubblicizzati’, ma veri, spendendo drasticamente di meno, Lei cosa ne pensa?
Dall’estero possono giungere anche tanta positività e idee nuove, però va senza dubbio evidenziato che i vivai e i settori giovanili vengono penalizzati da una simile tendenza. E’ ovvio che si possono costruire ottime squadre anche con i grandi talenti che si sono formati nei nostri settori giovanili.
A Bologna ha trovato una società calcistica ben organizzata?
Assolutamente sì, sotto tutti i punti di vista.
C’è un po’ troppo gossip attorno a Voi?
Sì, ma il calcio deve essere un patrimonio che appartiene a tutti.
Non La disturba che il suo modulo, le sue tattiche vengano spesso messe in discussione? Forse la gente non ricorda che Zoff adottava il suo stesso modulo e anche le strategie sono simili, inoltre da parecchi calciatori importanti Lei viene definito: ‘il maestro’.
La gente deve essere libera di pensare ciò che vuole, poi, quando ci sono le ‘salvezze’ ci si accorge che certi moduli e certe strategie sono valide.
Perché la gente ha così tanto bisogno delle tattiche e delle strategie-spettacolo, anche se la squadra perde?
Forse perché siamo nel mondo dell’immagine e della visibilità a tutti i costi.
Lei considera positivamente le partite, servite finora da test di verifica?
Certamente, Le faccio un esempio: lo ‘Sportul Bucarest’ è stato affrontato volutamente senza prendere troppe informazioni sulla squadra rumena, per allenare i calciatori all’imprevedibilità. In campo io ho visto un Bologna concentratissimo, buona la difesa, buono l’attacco, non abbiamo mai perso il ritmo.
E la partita contro il Frosinone?
Siamo assolutamente in grado di dare di più.
Lei è conosciuto per essere il Mister delle salvezze. Quante squadre è riuscito a strappare dalla serie B finora?
Ho portato alla salvezza Siena, Lecce e Bologna, centrando l’obiettivo. Salvezze che sono tutte avvenute nella ricorrenza dei Centenari delle tre squadre.
(Daniela Asaro Romanoff)