E’ stato il primo allenatore nella storia della pallacanestro italiana a vincere tre scudetti con tre squadre diverse, nel 1981 la Pallacanestro Cantù, nel 1983 la Virtus Roma, nel 1988 la Victoria Libertas Pesaro. Ha guidato tra l’altro la nazionale italiana in occasione dei Mondiali di Madrid del 1986 e degli Europei di Atene del 1987. Ha conquistato numerosi trofei in campo internazionale, dalla Coppa delle Coppe 1981 alla Coppa dei Campioni 1982 con Cantù, alla Coppa dei Campioni e la Coppa Intercontinentale 1984 con Roma. A lui un giudizio su questo basket italiano ormai in profonda crisi dopo l’eliminazione dal campionato europeo.
Bianchini, l’Italia è fuori dagli Europei, siamo in profonda crisi…
Purtroppo è così. Stiamo attraversando un periodo molto difficile. Forse la prima ragione è che non investiamo più sui vivai. Così non nascono più grandi campioni che possono competere a livello internazionale. Forse per il fatto che i nostri migliori giocatori juniores quando devono fare il salto di categoria non sono aiutati per niente. Difficilmente le squadre italiane li lanciano in prima squadra. Questo non aiuta un ricambio per la nazionale e i risultati si vedono.
Quindi chi ha la responsabilità di questo fallimento?
E’ un insieme di cose. La federazione certo potrebbe fare di più. I grandi del nostro basket come Bargnani, Belinelli e Gallinari hanno colpe relative. I giovani come Poeta spesso non hanno esperienza internazionale. E poi ci sono troppi stranieri in serie A che chiudono le porte alle giovani speranze italiane.
Solo Siena è un’eccezione nel basket italiano…
Siena è una società vincente, che sta imponendo una dittatura nel campionato italiano ed è tra le prime in Europa. Ma un campionato che vede un club favorito e senza rivali come Siena è un campionato poco interessante. Tanto più che i toscani puntano sui giocatori stranieri. Niente da dire sulla politica societaria di questo grande club, ma tutto questo non aiuta certamente la crescita globale del basket italiano…
Insomma dai tempi delle sue vittorie sono cambiate molte cose…
In quel periodo c’era stato il boom del basket italiano. Era il periodo del passaggio di generazione tra Marzorati-Meneghin e Gentile-Morandotti. C’era un interesse mediatico notevole… Si parlava per tanto tempo della sfida Milano- Roma, si vinceva in Europa con i club. I tempi sono cambiati, ma si può sempre cercare di ricostruire il basket italiano. Non bisogna arrendersi.
Cosa bisognerebbe fare?
Tante cose. Meneghin come presidente federale dovrebbe prendere delle scelte coraggiose e cercare di avviare un programma per aiutare a migliorare questa crisi. I club dovrebbero avere il coraggio di investire più sui giovani. Sarebbe bello che i presidenti anteponessero poi la passione ai loro interessi commerciali
Come siamo rispetto alle altre nazioni europee?
Grecia, Spagna e Russia ci battono. La Spagna poi è incredibile, con club all’avanguardia, una nazionale molto forte e giocatori indigeni molto validi. Con città dove ci sono palazzetti da 20.000 posti sempre pieni. La strada è lunga per ritornare ai vertici.
Le grandi città fanno bene al basket…
Certo Roma e Milano innanzitutto sono importanti. Ma Roma non riesce ancora a costruire una squadra che catalizzi l’interesse del pubblico e Milano fa fatica ovviamente a tornare la squadra degli anni ’80, vista la grande concorrenza in Europa…
E l’Nba? E’ un altro pianeta?
L’Nba è un basket di grandi giocatori, ma poco di squadra. Meglio l’Eurolega…
Come vede quindi il futuro del basket?
Lo vedo in crescita in nuove nazioni, come la Cina o l’Africa, che è destinata a grandi progressi. Diciamo che la geografia di questo sport sta cambiando, vedi l’ingresso ad alti livelli in Europa di paesi come la Turchia e il miglioramento di altri come la Finlandia…
E’ per questo che Valerio Bianchini si impegna a allenare i ragazzi come nel recente campus estivo di Todi?
E’ un investimento, ed è molto piacevole allenare i ragazzi come è stato in questo campus. Abbiamo alternato basket e calcetto, due discipline che sono molto simili e abbiamo fatto divertire tanti ragazzi. Pensiamo di ripeterlo anche l’anno prossimo.
(Franco Vittadini)