«I risultati delle federazioni sono lo specchio della gestione dei loro presidenti. Ogni presidente ha pertanto la federazione che si merita». Gianni Petrucci, in esclusiva a ilsussidiario.net, non usa tanti giri di parole per analizzare la situazione dei vari sport italiani. Lui che come presidente del Coni conosce i pregi e i difetti di tutte le discipline, loda quelle realtà che, attraverso una programmazione, ottengono successi e risultati. E dopo la batosta subita dall’atletica a Berlino il presidente federale si dice ottimista per il futuro: «dalle macerie si può solo ripartire e costruire una nuova era».



Partiamo dal tennis. Con la Pennetta ci siamo sentiti un po’ tutti tifosi e appassionati di questo sport…

Da quando c’è presidente Binaghi si sono raggiunti risultati interessanti. Al femminile siamo tra le prime nazioni al mondo. Siamo in finale nella Fed Cup e la Pennetta ha dimostrato con il suo decimo posto nella classifica mondiale di non essere inferioe a nessuno.



Il tennis maschile però fa ancora fatica

Ci sono segni di risveglio ed esistono belle realtà anche se non siamo certo ai livelli di Svizzera, Spagna o Serbia. Il tennis poi è uno sport difficile, visto che la federazione non può avere il potere sugli atleti che tra l’altro si scelgono l’allenatore che vogliono. Passi avanti  comunque sono stati fatti e guardo al futuro con ottimismo.

La situazione del basket sembra disastrosa. Bisogna ripartire dai vivai?

Il basket continua a farsi del male. I vivai possono essere importanti ma se poi i giovani giocatori non giocano in prima squadra non servono a nulla. Prendiamo Siena: bel vivaio, ma nel quintetto  sono tutti stranieri. Vincono in Italia e poi in campo internazionale fanno fatica…



E la Nazionale ne fa le spese…

A parole tutti dicono che la vogliono aiutare. Poi leggo che il presidente della Lega dice che il problema non è delle società ma di altri. Allora mi chiedo: ma i giocatori che giocano in Nazionale non sono delle società?

Come si può ripartire?

Programmando. Sono uscito 10 anni fa dalla lega basket, ma con me si può dire che e cose funzionavano, abbiamo anche vinto l’europeo. Il basket italiano ha squadre in cui si parla in inglese, ci si lamenta che gli italiani costano tanto e poi non si fa nulla. Detto questo va comunque rispettata la volontà dei presidenti che, anzi vanno ringraziati per i soldi chemettono nel basket senza avere ritorni, penso a Toti, Giorgio Armani, persone spinte unicamente dalla passione per questo sport.

Altro punto dolente, l’atletica…

I risultati dei Mondiali parlano da soli. La presenza di Francesco Arese alla guida della federazione però è molto importante. E’ stato un buon atletica e un ottimo imprenditore, essendo stato a capo dell’Asics Europa. Il moviemento ha toccato un punto cosi basso non può che migliorare. Adesso tocca a lui impostare e rifondare la federazione, mancano ancora 3 anni alle prossime olimpiadi, non bisogna sprecare il patrimonio di talenti…

Come Andrew Howe?

Andrew deve capire che è un fenomeno ed è un atleta su cui noi puntiamo, però deve accettare i programmi che la federazione gli propone. Ma se vuole andare per la sua strada nessuno glielo può vietare…

Si può dire che le federazioni allora rispecchiano l’operato di chi è al vertice?

La federazione ha il presidente che si merita: cioè ogni presidente è lo specchio della federazione. In tutti i settori le difficoltà sono uguali. Nello sport quando non ottieni risultati la colpa è sempre di chi comanda.

Chiudiamo in bellezza con il nuoto…

In campo femminile siamo dei fenomeni! In quello maschile dobbiamo lavorare non solo nel nuoto ma anche nella pallanuoto, dove bisogna recuperare il terreno perso negli ultimi anni.

Le vittorie della Pennetta e i record della Pellegrini possono essere da traino per invogliare le persone ad avvicinarsi a praticare questi sport?

I campionI fanno da traino e portano nuovi tesserati in ogni sport. Non esiste una disciplina che ha successo se non esistono campioni. Al momento credo che la Pellegrini sia l’atleta italiana più rappresentativa.


(Eugenio Monti)