Premiership– Weekend 4 giornata
Chelsea e Man City continuano il loro cammino a punteggio pieno (i Citizens hanno una partita in meno), superando Stoke e Arsenal, mentre rispondono Man Utd e Liverpool con altrettanti successi contro Tottenham e Burnley.
In coda, ancora male l’Everton, battuto a Craven Cottage mentre resta al palo il derelitto Portsmouth, sopreso in casa dal Bolton, che lascia così quota zero punti.
Ruolino di marcia perfetto per il Chelsea di Carlo Ancelotti, sicuramente favorito da un calendario piuttosto semplice, alla quinta vittoria consecutiva contro il coraggioso Stoke di Tony Pulis, che sogna un successo sui Blues dal 1975 (3-0 per i Potters, che finirono quinti in un torneo vinto dal Derby County di Nigel Clough, penultimo posto e retrocessione per i londinesi).
Ancora una volta Florent Malouda firma il successo al minuto 94, testimone di enorme volontà di vittoria e di buone condizioni fisiche da parte dei blu, ma anche indice di un meccanismo ancora non perfettamente funzionante visto che, nonostante un evidente dominio in fase di possesso palla, nel primo tempo lo Stoke appare più in palla e più concentrato degli ospiti (che lasciano in panchina, in vista della Champions, Essien, Anelka e Carvalho), con i classici lanci lunghi a scavalcare il centrocampo che creano un’ottima chance buttata da James Beattie (che uscirà poco dopo per infortunio, così come il portiere Thomas Sorensen) su un errore dell’incerto Branislav Ivanovic e il gol del vantaggio, opera di un’uscita sciagurata di Peter Cech che favorisce l’appoggio di testa di capitan Faye nella porta sguarnita.
Immediata la reazione del Chelsea, che allo scadere della prima frazione raggiunte rabbiosamente il pareggio con una furiosa girata di Didier Drogba e domina nella ripresa, con una decina di occasioni a carico di Salomon Kalou, Michael Ballack, Michael Essien e dello stesso Drogba, prima dell’acuto di Malouda, sul quale il portiere di riserva Steve Simonsen non appare incolpevole, che vale il successo finale e la quinta vittoria consecutiva in vista dell’impegnativo derby di domenica contro il Tottenham.
Nell’evento-clou della giornata, prima prova di maturità per il Man City di Mark Hughes, superata a pieni voti con il 4-2 che ridimensiona l’Arsenal nonostante le gravi assenze di Robinho (fuori almeno 3 settimane per una frattura da stress) e di Carlos Tevez, ma con un Emmanuel Adebayor in grande spolvero, che nell’ordine azzoppa Cesc Fabregas con un intervento in ritardo sulla caviglia (almeno da giallo), scalcia in faccia Robin van Persie (da rosso diretto) e sigla il 3-1, galoppando per 120 metri per andare ad esultare sotto la curva che ospita i suoi ex-tifosi (e solo qui scatta il giallo), creando scompiglio e accenni di invasione di campo, che provocano il ferimento di diversi addetti: quando si dice amore per i vecchi compagni di lavoro…
Cecità di Mark Clattenburg a parte (al passo coi tempi, sicuramente un lustro fa avrebbe cacciato un avversario dei Gunners al primo accenno di nervosismo), il successo dei Citizens assume note di merito per le modalità del suo sviluppo, con una prova finale di solidità dopo un sostanziale dominio nel possesso palla dei londinesi (senza Andrey Arshavin e Samir Nasri) non concretizzato da Willam Gallas prima del casuale vantaggio di Micah Richards (solita papera di Manuel Almunia), l’ingresso in campo di Tomas Rosicky dopo più di un anno e mezzo di stop per infortuni ed il meritato pareggio di Robin van Persie al minuto 62.
Il muro Diaby-Fabregas-Song regge fino a venti minuti dalla fine quando, in concomitanza dell’ingresso di Martin Petrov, il City dilaga con l’utilissimo Craig Bellamy, trasformato da Hughes in un’arma tattica analoga al Dirk Kuyt liverpoolliano, che regala anche l’assist al trasformato Shaun Wright-Phillips per il 4-1 parziale, limato poi dal tap-in di Rosicky che attenua di poco l’orgoglio ferito dei rossi, a secco nei 2 scontri diretti consecutivi dopo il rovescio patito contro lo United.
La nota di merito per Mark Hughes, trasformato anche nell’atteggiamento mentale rispetto alla scorsa stagione, è quella di vincere una gara in cui si è subito il possesso palla avversario e in cui per tre-quarti di partita il portiere è stato il migliore in campo (primi 2 gol subiti in stagione): l’undici titolare è ancora lontano dall’assetto ideale, con la coppia centrale difensiva risulta ancora poco amalgamata (in sofferenza Joleon Lescott) e la fase offensiva ancora latitante delle decantate stelle (fuori per infortunio Robinho-Tevez-Santa Cruz), ma la rosa è ampia e i tre punti sono sempre un’ottima medicina, in attesa del tremendo derby di domenica con lo United.
Per Wenger, invece, troppo gravi le assenze degli uomini destinati ad accendere la luce offensiva, Arshavin e Nasri su tutti, e di conseguenza troppe energie spese per l’approdo negli ultimi 20 metri a fronte di rare conclusioni verso la porta avversaria (forse Eduardo serviva prima), ma una nota positiva nel rientro di Tomas Rosicky, con quale il manager alsaziano potrà costruire un 4-2-3-1 con Rosicky-Nasri-Arshavin a sostegno di van Persie (o Eduardo).
Prova di carattere anche per il Man Utd, nota comune nei momenti di difficoltà della gestione Ferguson, nella rimonta ai danni del Tottenham con un 1-3 a White Hart Lane maturato in inferiorità numerica (fuori Paul Scholes, rosso esagerato): splendida prova di Darren Fletcher, di Scholes e del solito Wayne Rooney, esemplare per spirito di sacrificio.
Il vantaggio degli Spurs con la perfetta rovesciata di Jermaine Defoe dopo un minuto di gioco non scalfisce l’ottima giornata dei Red Devils, al pareggio con il capitano (per l’occasione della sua 700 presenza da titolare con i rossi) Ryan Giggs, punizione pennellata alle spalle di Carlo Cudicini, che subito dopo si supera su Rooney, vede un pallone spazzato da Seb Bassong sulla propria linea di porta e non può nulla sulla conclusione da fuori di Anderson a cinque minuti dall’intervallo.
L’espulsione del numero 18 riassetta i rossi con Michael Carrick che entra a costituire un centrocampo a cinque e Rooney unica (falsa) punta, mentre Harry Redknapp decurta il tridente iniziale (fuori l’opaco Robbie Keane) provando ad aumentare il tasso tecnico in mezzo con Jermaine Jenas e Niko Kranjicar ed esponendosi così alle transizioni del maestro Rooney, che chiude con un doppio tunnel su Alan Hutton e Cudicini per l’1-3 finale.
Sir Alex si affida ancora una volta alla vecchia guardia nei momenti di scarsa quadratura fisica e mentale, lasciando fuori Owen e Valencia, oltre al poco concreto Nani e a Michael Carrick, abbonato al sedile anche in nazionale, e la soluzione paga con le ottime performance della coppia Giggs-Scholes ed il secondo posto raggiunto in coabitazione con i cugini in azzurro, in attesa del derby di domenica ad Old Trafford.
Male il Tottenham, atteso ad un salto di qualità che, francamente, non sembra ancora al suo livello: troppo lento nel settore nevralgico e scarso l’apporto dagli esterni.
Semplice successo del Liverpool sul Burnley (4-0) grazie all’insolita tripletta di Yossi Benayoun, uno dei migliori delle ultime due stagioni e al tap-in di Dirk Kuyt, in risposta alle dichiarazioni di Pepe Reina, che non vede i Reds come candidati al titolo finale: solo 2 chance per i Clarets con Martin Paterson a fronte del dominio dei rossi, orchestrato da uno Steven Gerrard in posizione più arretrata del solito, a fianco del tenero Lucas Leiva e della coppia Benayoun-Riera sugli esterni, con Kuyt più vicino a Fernando Torres per coinvolgere maggiormente lo spagnolo nella fase offensiva, soluzioni che portano a 16 conclusioni verso la porta difesa dall’incerto Brian Jensen.
Negli altri incontri:
Vittoria in rimonta del Fulham sull’Everton (2-1), con gli uomini di David Moyes in vantaggio grazie al primo assolo di Tim Cahill su assist di Leighton Baines, ribaltato da una rete fortunosa di Paul Konchesky e, nella ripresa, dal primo centro in maglia Cottagers di Damien Duff, che approfitta di uno sbandamento dei Toffeemen a seguito dell’uscita per infortunio di Phil Neville.
Dopo una prima frazione dominata dall’Everton, con la coppia Yobo-Distin (il nuovo acquisto John Heitinga scalda già la panchina) che silenzia Andy Johnson e Bobby Zamora, il casuale gol di Koncesky apre la strada per il successo dei londinesi, capaci poi di resistere ai deboli tentativi di Joseph Yobo e di Marouane Fellaini e di sfiorare la terza rete con un pallonetto di Clint Dempsey a porta sguarnita, con Steve Howard accorso in attacco a sostegno dei compagni.
Due squadre contraddistinte da un pessimo esordio, contrariamente alla scorsa stagione, ma i Toffeemen sono penultimi, nonostante il buon organico.
Il Second City Derby di Birmingham regala un successo esterno all’Aston Villa (0-1), grazie alla rete nel finale di Gabriel Agbonlahor su sponda di John Carew: vittoria di personalità per il Villa, che si presenta con tre quarti della linea difensiva di nuova costituzione (Richard Dunne – James Collins e Stephen Warnock) e un attacco leggero, senza i mastodonti Carew ed Emile Heskey e subisce i cugini nella prima frazione con Lee Bowyer e l’ex Keith Fahey: la grave perdita di James McFadden per infortunio penalizza enormemente i blu, poiché il sostituto Lee Carsley non può garantire la stessa qualità tecnica dello scozzese di scuola Motherwell e gli ospiti prendono il sopravvento con James Milner e Steve Sidwell, prima della rete dell’anglo-nigeriano.
Il Sunderland strapazza l’Hull City (4-1) grazie alla doppietta di Darren Bent, tornato ai livelli di quando trascinava il Charlton, alla rete di Andy Reid e all’autogol del guineano Kamil Zayatte, autore anche del momentaneo 1-1.
Decisiva la superiorità dei Black Cats nella zona nevralgica, con Lee Cattermole, Lorik Cana, Andy Reid e Steed Malbranque a dominare i dirimpettai, pericolosi con il solo Geovanni (evanescente l’esordiente Vennegoor of Hesselink), poca cosa di fronte ai 4 tiri-4 gol degli uomini del Wearside.
Il Portsmouth resta al palo, con la quinta sconfitta consecutiva (2-3) contro il Boltondi Gary Megson, tre volte in vantaggio con Tamir Cohen, Matt Taylor e Gary Cahill e due volte ripresi con Younes Kaboul ed il debuttante Kevin-Prince Boateng.
Sfida tra le ultime, meglio nel complesso i padroni di casa, che pagano pegno ad una difesa non ancora ben assestata (male Van den Borre e Nadir Belhadj) ed alla scarsa vena offensiva della coppia Frederic Piquionne- Toommy Smith, che sfiorano più volte la rete del momentaneo vantaggio prima di soccombere al gol in fuorigioco del centrale di scuola Aston Villa.
Sfida tra le ultime, meglio nel complesso i padroni di casa, che pagano pegno ad una difesa non ancora ben assestata (male Van den Borre e Nadir Belhadj) ed alla scarsa vena offensiva della coppia Frederic Piquionne- Toommy Smith, che sfiorano più volte la rete del momentaneo vantaggio prima di soccombere al gol in fuorigioco del centrale di scuola Aston Villa.
Primo successo in stagione anche per il Blackburn di Sam Allardyce, con un secco 3-1 ai danni del Wolverhampton grazie alle reti di El Hadji Diouf, Jason Roberts e David Dunn, prima dell’inutile primo gol in Premiership del deb austriaco Stefan Maierhofer, ex bomber del Rapid Vienna: buon inizio per gli arancioni, con occasioni per Andy Keogh e Christophe Berra (papera di Robinson), prima dell’erroraccio di Michael Mancienne che apre la strada al senegalese per l’1-0 iniziale, che da il via al dominio dei Rovers che si concretizza a metà ripresa.
Per concludere, successo del Wigan sul West Ham per 1-0, con il colombiano Hugo Rodallega a firmare l’unica rete di una gara che ha vissuto un primo tempo molto scialbo e una ripresa subito accesa dal talento sudamericano dei Latics e dall’esordio di Alessandro Diamanti, che colpisce un palo appena dopo il suo ingresso in campo al posto del compassato Radoslav Kovac: l’undici di Gianfranco Zola paga la mancanza di alternative a Carlton Cole in fase realizzativa, con l’esordiente giamaicano Zavon Hines a pungere con la sua velocità lontano dalla porta e Junior Stanislas ancora troppo acerbo nel ruolo di esterno che, di certo, dal prossimo match sarà occupato dal fantasista nativo di Prato.
Classifica: Chelsea 15; Manchester City 12 #; Manchester United 12; Tottenham 12; Aston Villa 9 #; Sunderland 9; Liverpool 9; Stoke City 7; Arsenal 6 #; Fulham 6 #; Wigan 6; Burnley 6; Birmingham 4; West Ham 4 #; Blackburn 4 #; Hull 4; Wolves 4; Everton 3 #; Bolton 3 #; Portsmouth 0.
# Una partita in meno (4 partite disputate)
Marcatori
5 reti Jermaine Defoe (Tottenham)
5 reti Wayne Rooney (Man Utd)
4 reti Didier Drogba (Chelsea)
4 reti Emmanuel Adebayor (Man City)
4 reti Darren Bent (Sunderland)
3 reti Fernando Torres (Liverpool)
3 reti Yossi Benayoun (Liverpool)
2 reti Francesc Fabregas (Arsenal)
2 reti Abou Diaby (Arsenal)
2 reti Stephen Hunt (Hull)
2 reti Kenwyne Jones (Sunderland)
2 reti Michael Ballack (Chelsea)
2 reti Glen Johnson (Liverpool)
2 reti Stephen Gerrard (Liverpool)
2 reti William Gallas (Arsenal)
2 reti Nicolas Anelka (Chelsea)
Top 11:
1 Shay Given (Man City)
2 Micah Richards (Man City)
3 Wayne Bridge (Man City)
4 Nemanja Vidic (Man Utd)
5 John Terry (Chelsea)
6 Shaun Wright-Phillips (Man City)
7 Yossi Benayoun (Liverpool)
8 Darren Fletcher (Man Utd)
9 Didier Drogba (Chelsea)
10 Darren Bent (Sunderland)
11 Wayne Rooney (Man Utd)
Flop 11:
1 Peter Cech (Chelsea)
2 Andy Dawson (Hull City)
3 Michael Mancienne (Wolves)
4 Wilson Palacios (Tottenham)
5 Andrè Bikey (Burnley)
6 Kamil Zayatte (Hull City)
7 Nenad Milijas (Wolves)
8 Greg Halford (Wolves)
9 Emmanuel Adebayor (Man City)
10 Robbie Keane (Tottenham)
11 Craig Fagan (Hull City)
Prossimo turno:
Sabato 19 Settembre 2009
Arsenal – Wigan
Aston Villa – Portsmouth
Bolton – Stoke
Burnley – Sunderland
Hull – Birmingham
West Ham – Liverpool
Domenica, 20 Settembre 2009
Chelsea – Tottenham
Everton – Blackburn
Man Utd – Man City
Wolverhampton – Fulham
(Christian Schneider)